Arrivi: Andre Drummond, Georges Niang, Jaden Springer, Charles Bassey.
Partenze: Anthony Tolliver, Dwight Howard, George Hill, Mike Scott.
Depth Chart
G: Tyrese Maxey, Danny Green, Seth Curry, Shake Milton, Jaden Springer, Isaiah Joe
F: Tobias Harris, Matisse Thybulle, Furkan Korkmaz, Georges Niang, Paul Reed
C: Joel Embiid, Andre Drummond, Charles Bassey
Dopo la miglior stagione del D.H. (Dopo Hinkie) e, allo stesso tempo, una delle più cocenti delusioni nella storia della franchigia, i Sixers si preparano ad una stagione più complessa che mai, asfissiati dalla situazione Simmons e dalla necessità di capitalizzare i migliori anni di uno dei più grandi 3 o 4 giocatori mai passati per Philadelphia.
Affrontiamo subito la questione più pressante: Simmons è tornato a Philadelphia e si sta presentando regolarmente agli allenamenti. Diamo un’occhiata ad alcune immagini di questo rinnovato idillio tra la squadra e Ben.
L’umore per esempio è dei migliori come potete vedere:
— Zo (@Tweets_By_Zo) October 18, 2021
L’intensità è ai massimi livelli
Our first look at Ben Simmons at #Sixers practice.
— Devon Givens (@devong975) October 18, 2021
Btw – he was on the floor when we walked in. Just subbed out pic.twitter.com/SGiuvQl7vw
Insomma, l’atmosfera è positiva e festosa
Ben Simmons doesn’t participate in the huddle with the team after practice and quickly leaves the floor
— Hoop Central (@TheHoopCentral) October 18, 2021
(h/t @JamieApody)
pic.twitter.com/AY3VGYsh8b
Una situazione che i fan Sixers e il mondo twitter in generale non ha per niente sfruttato per produrre quella che già oggi è una delle migliori waves meme della stagione
Embiid when Simmons called for the ball in practice today pic.twitter.com/xpQwoO0QjK
— 𝑪𝒐𝒏𝒆 🌩 (@Three_Cone) October 17, 2021
Carrellata di tweet a parte, la situazione è ovviamente estrema: Simmons continua a non mostrare alcun interesse verso Philadelphia e i SIxers, timbrando il cartellino al solo fine di evitare le sanzioni economiche (che pure sembrava fosse intenzionato a sopportare).
Senza addentrarci troppo nella questione, qui su True Shooting ne abbiamo già parlato, Simmons sembra trovarsi in un limbo tra le volontà dei SIxers (che non hanno intenzione di ricavare troppo poco da un asset così importante) e le strategie di Rich Paul, forse un po’ troppo estreme per portar via un giocatore certamente tra i migliori della lega ma senza uno status così alto da permettere un taglio dei ponti così estremo perché la franchigia, e la Lega, lo possa tollerare (specie con un max contrattuale appena attivato).
Sta di fatto che Simmons è attualmente a roster e, se non vorrà essere multato, dovrà vestire la canotta Sixers fino a quando non verrà trovata la trade giusta.
L’annoso problema della point guard
La questione Simmons rende ulteriormente gravosa la costante mancanza dei Sixers in fase di creazione.
Con tutti i suoi limiti, Simmons è un giocatore in grado di fornire un ball handling e letture di passaggio ad altissimo livello. Ad oggi, quel ball handling e quel passing non sono più disponibili nel gioco dei Sixers.
La competizione per lo spot di point guard titolare è ricaduta, comprensibilmente, su Milton e Maxey.
Il primo, probabilmente più limitato del secondo, sembra il preferito di Rivers, che ne apprezza le maggiori capacità al tiro e il vantaggio fisico in difesa. Le capacità di Shake da point guard titolare sono ormai diventate un classico argomento di discussione nella tifoseria.
Un primo tentativo fu fatto nella bolla, spostando Simmons da 4 e Horford in panca (sembra una vita fa e invece è passato solo un annetto). I risultati furono ambigui, ma visto il contesto sembrava ci fossero spazi di miglioramento (poca esperienza, l’infortunio dello stesso Simmons ai playoff…).
Una stagione dopo, abbiamo le idee più chiare su cosa Milton possa offrire. È un giocatore estremamente streaky, se si accende può essere determinante anche in una gara di playoff, ma è troppo incostante per essere la garanzia che una contender necessita nel primo spot. Oltre a questo, sembra dare il meglio di sé come supporto al ball handler primario, in situazioni in cui risalta la capacità di mettere tiri difficili, al contrario dei limiti spesso mostrati nelle letture e nel palleggio.
Maxey, invece, sembra abbia ancora molto da scoprire. Attualmente, è sicuramente un giocatore più grezzo e inesperto di Milton, ma gli sprazzi di talento e la fluidità dei movimenti lasciano presagire un giocatore di ben altro livello. Le capacità mostrate in aria nei pressi del ferro, il tocco sul floater e la straordinaria abilità nell’accelerare con la palla in mano, uniti agli sporadici canestri dal palleggio e alle letture mostrate finora, danno l’idea che Maxey abbia tutto ciò che serva per diventare una perfetta point guard nel basket di oggi.
Il problema principale nella candidatura di Maxey per il quintetto titolare è certamente il tiro da tre. Lo sappiamo, per far rendere al meglio Embiid è necessario che i suoi quattro compagni in campo siano opzioni da rispettare sul perimetro, in modo che i difensori non possano raddoppiare facilmente il centro camerunense.
Percentuali a parte (i due non sono poi così distanti), la differenza sta proprio qui: in questo momento, Milton attira più attenzioni difensive di Maxey quando i due stazionano sul perimetro e questo gli dà un vantaggio considerevole.
A mettere fine, momentaneamente, la contesa, è arrivato l’infortunio alla caviglia di Milton, che lo terrà fuori per un tempo indefinito. Le responsabilità ricadono dunque sulle spalle del sophomore da Kentucky, che avrà senz’altro tante possibilità di sbagliare ma, allo stesso tempo, dovrà essere in grado di offrire un basket di livello abbastanza alto.
Curry, Green, Harris, Embiid: anno secondo
Prendendo le distanze dal caos della point guard, il resto del quintetto è rimasto invariato col rinnovo del veterano e pluricampione Green. Sappiamo dunque cosa aspettarci da questo quartetto e l’unico cambiamento prevedibile al momento è che, in situazioni difficili, potrebbero tutti prendere una “quota” maggiore nei compiti di creazione.
La cosa più importante per questo quartetto è che le motivazioni siano ancora presenti e molto forti per ripetere quella che, per tre di loro, è stata la miglior stagione in carriera.
Una panchina in fermento
Per questa stagione, la panchina dei Sixers si presenta con un’età media decisamente bassa e, di conseguenza, con tanto fermento sulle possibilità che potrà offrire.
In cima c’è ovviamente Matisse Thybulle, reduce da un’eccellente olimpiade medagliata. Prendendo con le pinze il campione ristretto di partite giocate in un contesto decisamente unico, va detto che Thybulle è sembrato molto più sicuro in attacco, sia con la palla in mano che senza, dove ha ulteriormente mostrato le sue capacità da tagliante.
Il tiro è rimasto freddo (30%), ed è ovviamente IL miglioramento che ne svolterebbe la carriera, ma, attualmente, ogni miglioramento in attacco rende più facile la sua presenza in campo, essenziale quest’anno vista la partenza di un genio difensivo come Simmons.
L’altro nome entrato di prepotenza nelle conversazioni dei salotti Twitter è quello di Isaiah Joe. Dopo una rookie season di garbage time e poco altro, la shooting guard al secondo anno sembra pronto a prendersi un posto stabile nelle rotazioni.
Di fatto, ha regalato grandissime prestazioni nelle partite disputate in questi giorni, chiudendo con un 60% da tre complessivo. I suoi compagni, Maxey in particolare, garantiscono per il suo talento e la sua etica lavorativa, ma c’è da vedere quanto di quello visto finora si trasferirà in regular season, perché le sue abilità da tiratore on e off the ball sarebbero senz’altro un valore aggiunto importantissimo.
Il principale ostacolo al minutaggio di Isaiah Joe è Furkan Korkmaz. La guardia turca, fresca di rinnovo, si è presentata al training camp in gran forma e con una discreta quantità di ore passata in sala pesi quest’estate.
Dopo la buona stagione appena passata e i miglioramenti in difesa mostrati, potrebbe essere arrivato il momento giusto per sperimentare su quello che ormai è un veterano della squadra (si prepara alla quinta stagione a Phila più i 4 anni in Turchia), cucendogli un ruolo più da sesto uomo, puntando sulle sue capacità di scorer e dandogli più fiducia con la palla in mano.
Intorno a questi nomi troviamo poi Andre Drummond, firmato in estate al minimo come backup di Embiid, Georges Niang, stretch four arrivato per rimpiazzare Mike Scott (lunga vita all’alveare) e una serie di giovani che credo vedrà il campo a momenti alterni (Reed su tutti, poi il rookie Springer, molto grezzo, e infine Aaron Henry e Charles Bassey).
Cosa aspettarsi
Tra i Sixers della scorsa stagione e quelli di quest’anno c’è un Ben Simmons ballerino a fare la differenza.
Attualmente non sappiamo neanche se effettivamente finirà questa situazione, per cui immaginare la stagione dei Sixers è particolarmente difficile. Quel che è sicuro è che Philadelphia chiuderà la regular season con un record peggiore del precedente (qualunque limite porti Simmons all’attacco Sixers, si nota solo a partire dai Playoff).
Se la point guard australiana venisse scambiata, allora sarà il momento di fare valutazioni su dove questa nuova squadra potrà arrivare, ma quel che è certo è che, senza né Simmons né il suo ricavo dalla trade, i 76ers avranno vita dura e un posto tra le prime quattro ad est andrebbe festeggiato come un grandissimo risultato.
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