“I prossimi 10”, così si intitolava un episodio di Player’s Only, un programma di TNT di circa un decina di anni fa che metteva a confronto una serie di all-timer, coadiuvati dal solito Ernie Johnson, chiamati a dibattere su vari temi (con risultati altalenanti, va detto), e dandone dunque uno scorcio più “dall’interno”, rispetto ai tipici programmi dedicati allo sport. Ecco, noi non siamo interni alla NBA e non abbiamo scelto solo 10 giocatori, ma ci consoliamo potendo dire di essere in linea con la Lega, che nel mese corrente annuncerà i nomi dei 75 giocatori migliori dei suoi primi 75 anni di vita, andando dunque a sovrascrivere la lista dei 50 pubblicata e celebrata all’All Star Game 1996.
La scelta della lega è stata nell’indirizzo della discontinuità; i 75 nomi che verranno pubblicati non saranno infatti una mera aggiunta alla lista precedente, ma potranno anche modificarla. Noi non abbiamo avuto voglia di fare tutto ciò (e forse non ne avremmo nemmeno la competenza), e quindi, tramite un voto redazionale, abbiamo cercato di dare il nostro parere su quali siano invece i migliori 25 giocatori degli ultimi 25 anni, escludendo tutti quelli già inclusi nella fantomatica lista dei 50.
Dopo asperità e discussioni tortuose un prode redattore (me medesimo) ha assommato stoicamente i voti di tutti, e quello che vedete qua sotto è il risultato.
Per semplicità di lettura e di espressione ho diviso i giocatori presenti in tier, ordinati in base alla difficoltà che ha avuto la loro scelta all’interno del novero, essendo abbastanza evidente che che ci fossero, come è normale che sia, scelte più o meno ovvie.
Partiamo dunque, siamo pronti a qualsiasi cosa: critiche, insulti, sputi e lanci di bottiglie, possiamo sopportare tutto, tranne forse quel personaggio che ha avuto il coraggio di votare Baron Davis…
Inutile anche solo discuterne
- LeBron James
- Tim Duncan
- Kevin Garnett
- Kobe Bryant
- Stephen Curry
- Kevin Durant
- Dirk Nowitzki
Credo sia un pleonasmo affermare che chiunque non avesse avuto uno di questi nomi all’interno della propria lista sarebbe stato immediatamente ostracizzato della redazione al suono di pernacchie e insulti rivolti alla propria genia. (S)fortunatamente ciò non è accaduto e tutte le votazioni a me pervenute avevano questi nomi in cima dall’elenco, come ad indicare che non sia stato nemmeno necessario pensarci. E, in effetti, non si vede motivo per cui sarebbe dovuto essere necessario ciò. Tutti questi giocatori appartengono agilmente a una top 20/25 all-time, figurarsi se non entrerebbero nello stesso range restringendo il lasso di tempo all’ultimo periodo.
Qui stiamo parlando di gente che ha davvero tutto: titoli individuali, titoli di squadra, performance leggendarie ed iconicità. Hanno segnato l’ultimo quarto di secolo da ogni punto di vista.
Se mai ci chiederanno quale sia il giocatore che più ricordiamo di questo periodo sono sostanzialmente certo che il nome che uscirebbe dalla nostra bocca sarebbe uno di questi, e per delle ottime ragioni.
La Hall of Fame aspetta
- Dwyane Wade
- Chris Paul
- Steve Nash
- Allen Iverson
- James Harden
- Jason Kidd
- Dwight Howard
- Reggie Miller
Dwight Howard’s resume looks first-ballot Hall of Fame worthy.
— Sports Illustrated (@SInow) October 12, 2020
What do you think? 🤔 pic.twitter.com/yEwN17X5RD
Anche qui parliamo di nomi generalmente condivisi da tutti, l’unica differenza con il tier precedente sta nella sicurezza con la quale alcuni di questi voti sono stati assegnati. Mentre alla domanda “è Kobe Bryant nella tua lista”, ognuno di noi ha risposto senza nemmeno battere un ciglio, lo stesso non si può dire per Dwight Howard – o meglio – abbiamo battuto il ciglio, pensato un secondo e poi risposto senza alcun dubbio “assolutamente sì”. Insomma dai, cosa vogliamo davvero dire di questi sette nomi, c’è davvero qualcuno che non li avrebbe, anche ammettendo sia necessaria un minimo di riflessione?
Certo, per alcuni di loro si potrebbe opinare la mancanza di un titolo, per altri magari il non aver sempre performato a un livello adatto nel palcoscenico più prestigioso, però mi sento abbastanza tranquillo nel dire che una qualsiasi esclusione qua dentro sarebbe stata abbastanza scandalosa, e a noi, fortunatamente, gli scandali non piacciono troppo (cestisticamente parlando…).
Numbers (almost) never lie
- Russell Westbrook
- Ray Allen
- Giannis Antetokounmpo
Per questo gruppo i numeri sono abbastanza eloquenti: quanti giocatori hanno realizzato una tripla doppia di media per un’intera stagione? E quanti per 4 stagioni? Quanti individui sono stati in grado di portarsi a casa i premi di MVP e DPOY nella stessa stagione, aggiungendo un FMVP l’anno seguente (il tutto a 27 anni scarsi)? E per chiudere, chi (seppur quasi certo di essere superato a breve) ha realizzato il maggior numero di canestri da 3 punti nella storia della Lega?
Ah, e questa è solo la punta dell’iceberg del perché sarebbe stato assolutamente errato non presentare questi 3 nomi nel proprio elenco (impresa riuscita a qualcuno). ‘Nuff said.
Uhm, ci ho dovuto pensare…
- Kawhi Leonard
- Manu Ginobili
- Vince Carter
Cominciamo qui ad avvicinarmi a dei nomi invece sui quali è ammesso un (limitato) dibattito, e sui quali è dunque più interessante fare un discorso individualizzato.
Partiamo dal più “recente” dei tre, Kawhi Leonard. É indubbio e certamente veritiero sostenere che la sua carriera, se vista nell’interezza, non vale, perlomeno a livello di longevità, alcuni esclusi finora dall’elenco. Kawhi, infatti, non solo ha iniziato la propria carriera da role player di lusso (ruolo ricoperto con ottimi risultati fino al 2013/2014), ma ha anche perso intere stagioni a causa di infortuni, e altre volte si è ritrovato a poter essere limitatamente disponibile nei momenti della stagione che contavano di più.
Perché dunque quasi tutti noi hanno dunque sentito la necessità di inserirlo? Beh, perché comunque dal 2016 in poi si sta parlando forse del miglior two-way player della lega (almeno fino al 2019), in grado di collezionare FMVP con due squadre diverse, e ruoli diversi, e contemporaneamente portarsi a casa 2 DPOY consecutivi. La sua run Playoffs 2019 mette poi la ciliegina sulla torta del caso, poche volte nella storia una star ball-dominant è riuscita a mantenere un’efficienza del genere contro difese di livello costantemente élite; il Buzzer Beater contro Philadelphia è poi il colpo di pennello finale, unico walk-off nella storia delle gare sette, un bel segno da lasciare nella storia della lega.
Manu Ginobili e Vince Carter condividono insieme l’estrema durata della propria carriera, pur distanziandosi moltissimo dal punto di vista e dei risultati e della tipologia di interprete di un ruolo tutto sommato non estremamente dissimile, nonché delle aspettative presenti su live al momento della chiamata al draft. Manu è infatti uno dei re di ogni statistica avanzata esistente sul pianata, il suo impatto in contesti playoffs è oltre ogni ragionevole dubbio, e la sua capacità di essere colui che ha “modificato” la dinastia Spurs lo rende un pilastro indelebile dell’ultimo lustro. Eccessivamente sottovalutato forse per il non aver mai voluto quelle cifre (a tabellino ed economiche) che avrebbe indubbiamente meritato, in tanti altri contesti sarebbe stato, a ragione, considerato uno dei 10 migliori giocatori della lega almeno dal 2006 al 2010.
Carter viene invece premiato per la capacità di reinventarsi, da super stella d’isolamento tipica di primi anni 2000 a sidekick di Jason Kidd fino a specialista ed infine veteranissimo nei tardi anni. E per lui il fattore iconicità non si discute, Oakland 2000 anybody?
Il rotto della cuffia
- Paul Pierce
- Tracy McGrady
- Anthony Davis
- Gary Payton
E qui cominceranno a piovere gli insulti, quindi mi porto avanti a vi dico già quali sono gli esclusi eccellenti, prima di cercare di giustificare alcune di queste scelte (che non necessariamente condivido a livello personale).
Quelli che non vorresti incontrare la partita dopo
- Chauncey Billups
- Chris Webber
- Paul George
- Carmelo Anthony
- Pau Gasol
- Draymond Green
Allora, il primo presupposto che voglio dare alla questione è che qui il livello è estremamente simile, quindi non penso esista una scelta “sbagliata” e una “giusta”, si tratta semplicemente di saper argomentare la propria decisione.
Partiamo da quella che credo sia la scelta più controversa: Anthony Davis. Allora è vero, è vero, è vero, Davis ha avuto una carriera, oltre che inevitabilmente breve, anche costellata da infortuni e, fino all’approdo nella città degli angeli, relativamente parca di successi in post-season. Eppure io, che l’ho votato, non posso fare a meno di pensare al valore del giocatore in se, che per qualità intrinseca ho di recente paragonato a un album dei Velvet Undergorund, non proprio gli ultimi arrivati.
Un 2.12 con questa mobilità, coordinazione, istinti difensivi e capacità di mettere palla a terra non si era seriamente mai visto, nemmeno da lontano, come talento puro siamo davvero fra i primi, primissimi della pista a livello all-time, e se andiamo a focalizzare il discorso sulla difesa il range si restringerebbe ulteriormente. Aggiungiamo a tutto questo la run playoffs 2020, storica da molti punti di vista e possiamo ben capire come la sua presenza qui dentro sia tutt’altro che peregrina.
Ok, punto 2: Tracy McGrady. Ha giocato praticamente 5 anni di carriera da sano? Sì. Non ha mai vinto una singola serie playoffs? Sì. Ha avuto un, diciamo, discutibile approccio al condizionamento fisico? Sì. È il più grande “what if” della storia NBA? Altrettanto. E proprio in questo sta il senso della sua selezione, anche in questo caso da me condivisa, è giusto che in una selezione del genere entri qualcuno che ha fatto solo intravedere il proprio potenziale, e che doni un po’ di romanticismo al tutto. Per 6 mesi a cavallo fra 2002 e 2003 serenamente il miglior giocatore del pianeta (che, nella lega dei Duncan, Bryant, Garnett non è male), poi una serie leggendaria contro i Pistons e l’incapacità di Orlando di costruirgli qualcosa di vagamente somigliante a un supporting cast intorno. Anthony è stato più longevo, George pure e più adattabile, ma TMC era qualcosa di diverso, senza infortuni mi sento sereno nel dire che parleremmo di uno dei 10 più grandi di tutti i tempi, KD con meno tiro ma più passing e atletismo, ecco, provate a immaginarlo…
Pierce e Payton sono invece forse due selezioni più “tradizionali”, vincenti, longevi, leader o quasi della propria squadra, il tipico pedigree di due che possono popolare un contesto del genere. Personalmente non li ho inseriti, preferendo a loto Webber e Green, il secondo in quanto lo ritengo opinabilmente il miglior difensore di tutti i tempi, e il primo perché alla fine a me quelli sfortunati piacciono (e anche un po’ per parziale risarcimento di quel furto a nome WCF 2002).
Pungenti poi le esclusioni di Billups e Rose, unici FMVP ed MVP esclusi dalla selezione, nel primo caso forse per un periodo di dominio troppo breve (per quanto coinciso con 5 finali della eastern consecutive), e forse per il non essere praticamente mai stato un top3 nemmeno nel suo ruolo (cosa che, va detto, negli anni di Nash, Kidd, Paul, Williams etc. non era facile) e nel secondo per il solito infortunio su cui è inutile tornare, un altro grosso what if.
Eccoci alla fine di questo sofferto pezzo. Scegliere 25 nomi all’interno di un pool di talento come quello della NBA recente (forse al suo massimo splendore da questo punto di vista) non è stato facile, e sicuramente degli incompetenti come noi non ne sono stati in grado, ma cionondimeno ci abbiamo provato, e dai, un tentativo si può sempre apprezzare.
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