Arrivi: Carmelo Anthony, Trevor Ariza, Kent Bazemore, Wayne Ellington, Dwight Howard, DeAndre Jordan, Malik Monk, Kendrick Nunn, Rajon Rondo, Russell Westbrook.
Partenze: Dennis Schröder, Kentavious Caldwell-Pope, Kyle Kuzma, Marc Gasol, Montrezl Harrell, Markieff Morris, Alex Caruso, Jared Dudley, Andre Drummond.
Depth Chart ipotetica
PG: Russell Westbrook (starter), Kendrick Nunn, Rajon Rondo
SG: Wayne Ellington (starter), Talen Horton-Tucker, Malik Monk
SF: Trevor Ariza (starter), Kent Bazemore
PF: LeBron James (starter), Carmelo Anthony
C: Anthony Davis (starter), Dwight Howard, DeAndre Jordan
Cosa salvare della stagione passata ed il punto sulla Free Agency
Come ben sappiamo, la stagione 2020-21 dei Lakers è stata tutt’altro che idilliaca tra infortuni e poca coesione all’interno dello spogliatoio, e l’uscita al primo turno in sei gare ad opera dei Phoenix Suns è solo la ciliegina sulla torta di una stagione fallimentare. Dunque da salvare c’è poco o nulla, anche perché come si vede dalla sezione “arrivi – partenze” il roster è stato completamente rivoluzionato, sono state fatte scelte importanti e molto opinabili lasciando andar via Alex Caruso e puntando su Russell Westbrook, giocatori più vecchi e con doti difensive tutt’altro che spiccate; insomma anche la Free Agency non è stata il massimo.
The 2020 NBA champion Lakers today 🤯
— Complex Sports (@ComplexSports) September 24, 2021
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La stagione 2021-22 è oramai alle porte, è dunque tempo di capire cosa aspettarci da questa squadra che – almeno sulla carta – sembra tutto tranne che ben assortita.
Le rotazioni di Frank Vogel
Per quanto riguarda il quintetto titolare ormai sembra quasi tutto deciso e, da quanto emerso durante il media day, Anthony Davis partirà da centro. Nonostante ciò, rimane aperta anche l’altra opzione con Davis da 4, dopotutto lo stesso AD ha detto “nothing is set in stone“, facendo presagire che qualche volta potrà essere accompagnato da un altro lungo nello starting five. Questa scelta andrà poi a modificare di conseguenza tutto il resto delle rotazioni, tipo effetto domino. Vediamo le due ipotesi un po’ più nel dettaglio.
Ipotesi 1: Davis centro
Partendo con Davis da unico lungo si andrebbero a migliorare nettamente le spaziature, massimizzando i punti di forza delle tre stelle, tra cui c’è sicuramente la capacità di concludere al ferro: tutte e tre le star hanno preso più del 30% delle loro conclusioni entro i 5 piedi dal canestro (contropiede incluso) e le hanno convertite con ben oltre il 70% per James e Davis ed il 60% per Westbrook. Proprio The Brodie, durante il media day, si è soffermato sulla questione spacing, definendo Davis da 5 come un vero e proprio vantaggio.
Russell Westbrook said that no one can guard Anthony Davis at the 4 or the 5, but AD playing at the 5 is “a real advantage” for the Lakers due to the spacing it provides for driving lanes and the pick-and-roll/pop.
— Jovan Buha (@jovanbuha) September 28, 2021
Per completare il quintetto a quel punto serviranno comunque specialisti al tiro come per esempio Wayne Ellington, Malik Monk o Trevor Ariza, capaci di punire ogni aiuto sulle varie penetrazioni o sui roll.
Utilizzare Davis come lungo permetterebbe anche di utilizzare Howard come centro di backup, in modo da mantenere comunque una buona rim protection senza andare ad intasare l’area in attacco ulteriormente. Non solo, in questo modo si ridefinirebbe anche la rotazione delle ali, garantendo più spazio a Carmelo Anthony e soprattutto a Kent Bazemore.
Ipotesi 2: Davis ala grande
Nonostante Davis abbia effettivamente dichiarato di voler passare più tempo come unico lungo in campo, non ci è dato sapere se questo accadrà con continuità. AD, negli ultimi due anni in maglia Lakers, ha passato circa il 71% del tempo come power forward in stagione regolare, per poi cambiare tendenza ai playoff (circa il 24% del tempo in meno). Appare dunque strano un così netto cambio di rotta fin dalla prima palla a due della regular season.
Vogel, quindi, potrebbe decidere di partire ogni tanto con un quintetto più grosso, con due lunghi sotto canestro: Davis da 4 e Howard da 5. Questa lineup sarebbe molto simile a quella vista nelle ultime due stagioni, ma ha un grosso punto debole: oltre ad Ellington non ci sono tiratori rispettabili dall’arco nel quintetto e, inoltre, potrebbe aprire le porte a DeAndre Jordan, reduce da una stagione tutt’altro che entusiasmante a Brooklyn.
Questo quintetto base ha il suo punto di forza nella rim protection – uno tra Davis e Howard sarà quasi sempre sotto canestro – e nella possibilità di utilizzare James e Davis in roaming per poi lanciare il contropiede, altra arma devastante avendo tre giocatori estremamente atletici come LeBron, Russell e Davis.
La rotazione delle guardie
Anche per quanto riguarda la rotazione delle guardie bisogna fare chiarezza. Sicuramente Westbrook sarà la point guard titolare, mentre Nunn uscirà quasi al 100% dalla panchina come sesto uomo; per il resto la situazione non è affatto chiara e la firma di Rondo ha confuso ulteriormente le cose.
Partiamo subito con il dire che i complementi migliori da affiancare alle tre star sono Ellington e Monk. L’ex Hornets nell’ultima stagione ha realizzato il suo career high per quanto riguarda la percentuale da tre punti, 40% su 5 tentativi a gara, mentre Ellington ha addirittura raggiunto il 42% su 6 tentativi.
Nella clip seguente si può vedere come mai Monk può essere un fit perfetto. Gli Hornets eseguono un Iverson Hammer set: mentre LaMelo attacca il canestro, Monk prende il backscreen e segue la penetrazione, il passaggio arriva ed è canestro. Per i Lakers è vitale avere un giocatore capace di eseguire queste “semplici” movenze, come eseguire un side-step per tirare una tripla, seguire le penetrazioni di James o Westbrook, oppure ancora farsi trovare pronto sugli scarichi per una tripla. Ad ora solo Ellington e Monk possono garantire con sicurezza queste qualità.
Appurato il fatto che almeno uno tra Ellington e Monk dovrebbe partire in quintetto – più verosimilmente Ellington dato anche il suo curriculum nella lega – e che Nunn ricoprirà il ruolo di sesto uomo, rimane da capire come sarà strutturata il resto della rotazione.
Talen Horton-Tucker, visto anche il contratto appena firmato, sarà verosimilmente il compagno di backcourt di Nunn, scavalcando anche Monk qualora non dovesse partire nello starting five. Questo perché i Lakers hanno investito molto su THT – hanno rinunciato a Caruso – e credono possa essere un punto cardine della squadra anche in futuro.
Il minutaggio di Rondo sarà cruciale, la sua funzione sarà quella di “coach” aggiunto, senza però andare a rubare minuti a Monk, Nunn e THT, giocatori nettamente più funzionali e giovani.
I minuti con e senza LeBron
Un punto focale se si parla di rotazione riguarda i minuti in campo con e senza LeBron, minuti che saranno cruciali per questa squadra.
LeBron è alla 19esima stagione, con più di 60 mila minuti giocati tra regular season e playoff e reduce dal più brutto infortunio in carriera; è impensabile credere che potrà fare il bello ed il cattivo tempo ad ogni gara in stagione e per 48 minuti. Lo staff dei Lakers dovrà cercare di gestire al meglio i minuti del Re, facendolo riposare quando necessario. Come fare?
Partiamo dalla situazione in cui James è in panchina a riposare. Durante l’ultima stagione l’assenza di LeBron in campo si è sentita particolarmente, tanto da far passare il net rating da +9.2 a -1.9. Lo staff potrebbe, quindi, decidere di dividere i minuti di James e di Westbrook-Davis; in questo modo i minuti senza James verrebbero coperti dalle altre due stelle, evitando così netti cali durante le partite. La coppia Russell-AD potrebbe produrre risultati inaspettati; Davis è un rollante fenomenale ed accoppiato alla visione di gioco di Westbrook potrebbe far grossi danni alle difese avversarie. Se a ciò aggiungiamo anche tiratori, allora la situazione si complica per la difesa.
Un grosso dubbio potrebbe esserci per quanto riguarda l’attacco a metà campo, dato che Westbrook non è rinomato per le sue scelte offensive e Davis non è un passatore sopraffino. Un obiettivo di questa lineup senza James potrebbe essere quello di difendere molto forte e capitalizzare la maggior parte delle situazioni di contropiede disponibili.
Dall’altra parte, Vogel, nei momenti senza Westbrook e Davis, potrebbe schierare di nuovo il duo James-Howard, che non era andato per niente male durante la stagione 2019-20 – +7.8 di net rating in 835 minuti -. Ad accompagnare il Re e Superman ci dovranno essere -indovinate un po’ – tiratori e Kendrick Nunn, quest’ultimo nelle vesti di ball handler secondario.
Dunque, l’idea generale è quella di cercare di garantire minuti di qualità anche senza James in campo, delegando alle altre due stelle il compito di recuperare gli svantaggi o di mantenere i vantaggi. La presenza di Nunn sarà fondamentale di fianco a James dato che è in grado di agire sia palla in mano alleviando il carico offensivo di LeBron, che sugli scarichi (in spot-up 1.22 punti per possesso durante la scorsa stagione).
Sfruttando questa strategia ci sarà sempre in campo almeno uno dei migliori tre della rotazione, tiratori e un ball-handler capace di gestire il gioco.
I quintetti finali
Per concludere le partite non ci saranno scuse, Davis dovrà giocare da centro e serviranno più tiratori possibili in campo, in modo da rendere difficili gli aiuti su James e su Davis in post. Il dubbio che attanaglia la closing lineup riguarda Russell Westbrook.
Westbrook sarà quasi sempre nel quintetto che chiuderà le partite anche solo per un fatto di esperienza, ed è impensabile che venga rimpiazzato da Monk o THT. Eppure, ci saranno partite in cui Vogel dovrà infrangere le regole e mettere Russell in panchina. Negli ultimi minuti di partita, in una squadra con LeBron James vuoi che la palla vada sempre a lui in mano, sai che tirerà fuori qualcosa di buono dal cilindro. Per questo avere un altro giocatore ball dominant come Russell in campo a fine partita può, in determinate situazioni, rivelarsi disastroso. Un’ altra questione da non sottovalutare è la minaccia al tiro e la capacità di giocare off-ball, tutte cose in cui Westbrook non eccelle. Dunque, Vogel dovrà operare scelte tutt’altro che facili, preferendo i vari Monk o Nunn a Russell.
Nelle seguenti clip si può vedere molto bene come, in determinate situazioni, Westbrook possa essere un minus. Le prime due clip vengono dalla serie di playoff tra Lakers e Rockets nella bolla, mentre le altre sono della scorsa stagione. In tutti i casi Westbrook si affida al suo gioco dal jumper e la scelta non paga: i difensori contestano facilmente il tiro grazie alle loro lunghe leve, mentre il resto della squadra intasa il pitturato prevenendo una penetrazione. Son questi i tiri che i Lakers non possono e devono permettersi nei finali di partita.
Il giocatore da seguire: Russell Westbrook
Westbrook è uno dei giocatori più discussi e divisivi di questa NBA, c’è chi lo ama alla follia e chi, invece, proprio non lo sopporta. Russell viene da diverse stagioni consecutive tutt’altro che brillanti, in cui è sembrato solo a momenti un giocatore simile a quanto visto nell’Oklahoma.
Da The Brodie passa l’intera stagione dei Lakers: tutti sanno cosa possono dare James e Davis al massimo della forma fisica, ma Westbrook non è una scommessa sicura ed il matrimonio è tutto tranne che scontato. A prescindere dal risultato, sarà comunque interessante vedere Russell giocare nella sua città natale insieme a due dei giocatori più entusiasmanti della intera lega.
Ambizioni e pronostico
Da tre anni a questa parte l’obiettivo per la franchigia giallo-viola è uno ed uno solo: vincere il titolo. I Lakers, dopo l’ultima scottante uscita ai playoff, hanno deciso di puntare tutto sul presente, acquistando veterani e rimodellando nettamente il roster rispetto al passato (roster ora completamente vaccinato, in aggiunta).
Per la squadra di James si prospetta quindi una stagione tutt’altro che facile con tanti nuovi innesti da inserire e far funzionare al meglio. La stagione regolare non sarà problematica, la quantità di talento è così alta da permettere un piazzamento buono nella Western Conference nonostante i dubbi tattici (ovviamente infortuni permettendo); il discorso cambia ai playoff e qui le cose diventeranno molto più toste per la squadra di coach Vogel ed il talento potrebbe non bastare.
Per i Lakers vincere è un must, ma quest’anno sarà più complicato del solito tra problemi tattici interni e una concorrenza estremamente agguerrita.
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