Ricostruzione Spurs, meglio tardi che mai

spurs free agency
Copertina di Nicolò Bedaglia

I San Antonio Spurs si sono affacciati alla free agency 2021 come una delle squadre con più spazio salariale dell’intera lega e con la necessità di fare grossi cambiamenti in ottica futura. Così è stato e la franchigia texana è stata una tra le più attive nei primi giorni di mercato, andando a rimodellare non di poco il suo roster.

Doug McDermott, il cecchino che mancava

Reduce dalla sua miglior stagione in carriera, “Dougie McBuckets” ha firmato un triennale da 42 milioni con San Antonio nelle primissime ore della free-agency.

Quattordici milioni all’anno potrebbero sembrare molti, ma oramai i tiratori si pagano ed era piuttosto improbabile che McDermott accettasse cifre inferiori dopo l’ottima annata disputata ai Pacers; gli Spurs hanno quindi deciso di investire sul tiratore nativo del North Dakota, andando a colmare una delle più grosse lacune a roster.

San Antonio è stata una delle peggiori squadre al tiro la scorsa stagione, stabilendosi in ultima posizione sia per numero di triple tentate che realizzate, ed era fondamentale aggiungere un giocatore che fa della pericolosità dalla lunga distanza il suo marchio di fabbrica. McDermott, però, non è solo un tiratore incredibilmente versatile: è anche un ottimo tagliante che a Indiana ha sviluppato doti di finishing nei pressi del ferro non comuni per un cecchino del suo calibro.

Oltre alle ottime percentuali da tre punti, McDermott è anche in grado di segnare nei pressi del ferro e tende a prendere pochissimi tiri dalla media.

In sostanza, con l’aggiunta dell’ex Pacer San Antonio potrà disporre di un giocatore molto intelligente, grandissimo tiratore, ottimo a muoversi senza palla e in grado di segnare al ferro con percentuali sopra la media. Tutte queste caratteristiche serviranno a sbloccare situazioni di gioco nuove per gli Spurs, permettendo ai tanti giocatori a roster poco pericolosi dalla distanza di sfruttare gli spazi aperti da McDermott per imperversare in area.

Zach Collins, la scommessa

Una delle firme che più hanno fatto discutere è stata senza dubbio quella di Zach Collins a 22 milioni per tre anni. L’ormai ex Portland, infatti, non gioca una partita dal 13 agosto 2020 quando si infortunò alla caviglia e dovette sottoporsi ad un’operazione chirurgica. Collins ha poi saltato tutta la stagione successiva per complicazioni, per poi fratturarsi il piede alla fine dello scorso giugno, lasciando moltissimi dubbi sul suo futuro.

Gli highlights dell’ultima partita giocata da Zach Collins in NBA.
 

Il prodotto di Gonzaga non gioca una stagione completa dal 2019, e viene da una serie di infortuni complessi ed estremamente preoccupanti per un lungo, perciò non aveva molto mercato una volta che il suo contratto con Portland è giunto al termine. Gli Spurs hanno deciso di scommettere sul suo talento e la sua versatilità, bloccandolo per tre anni nella speranza di rivederlo calcare il parquet al più presto.

Sebbene i dubbi su questa firma siano più che leciti, viene da pensare che il GM degli Spurs Brian Wright possa avere accesso a informazioni più dettagliate sulla salute del ventitreenne rispetto a quelle che giungono a noi spettatori, e che quindi gli Spurs sappiano che Collins è già in via di guarigione e pronto per la stagione 21-22.

Nel caso Zach si rivelasse più sano di quanto si pensi, gli Spurs si ritroverebbero con un lungo moderno e versatile, in grado di aprire il campo e di dare il suo contributo in difesa. Il fit con Jakob Poeltl sarebbe ottimo, e Collins potrebbe affiancare l’austriaco oppure giocare da unico lungo assieme ai tanti esterni Spurs.

Se invece l’integrità fisica dell’ex Blazer si confermasse irrecuperabile, San Antonio avrebbe perso una scommessa relativamente economica senza compromettere in alcun modo la propria flessibilità futura. I dettagli del contratto, infatti, sono piuttosto vantaggiosi: solo i sette milioni del primo anno sarebbero garantiti, mentre per il secondo anno i soldi garantiti sarebbero la metà per poi passare al terzo anno di contratto senza garanzia.

Addio a DeRozan

Dopo tre annate caratterizzate da gioie e dolori, DeMar DeRozan non vestirà più i colori nero e argento a partire dalla prossima stagione. Il nativo di Compton cercava l’ultimo grosso contratto della sua carriera e la possibilità di competere ai playoff, due condizioni che gli Spurs non erano in grado di garantirgli e che quindi hanno favorito la separazione tra il giocatore e la franchigia.

Brian Wright ha, quindi, imbastito una sign&trade che ha mandato DeRozan ai Bulls in cambio di Thaddeus Young, Al-Farouq Aminu, una prima scelta futura e due seconde scelte: tutto sommato un ottimo ritorno per un giocatore che gli Spurs avrebbero potuto perdere a zero.

Le scelte sono materiale prezioso per una squadra in ricostruzione, ma la pedina più pregiata di questo scambio potrebbe essere proprio Young. Il trentatreenne nativo del Tennessee è reduce da una più che buona stagione a Chicago, dove ha registrato il massimo in carriera alla voce assist e ha dimostrato di essere il giocatore “connettivo” per eccellenza.

In campo Young potrà essere utilizzato come lungo di riserva, in grado di portare difesa e creazione secondaria con le quali tenere unita la second-unit nero-argento. Inoltre, veterani del suo calibro, amati e rispettati in tutta la lega, sono figure fondamentali nello spogliatoio di una squadra così giovane e in ricostruzione. L’aggiunta di Thad è quindi un’ottima mossa da parte del front office texano, ma non è da escludere che il lavoro di Brian Wright non sia finito qui e che ci sia un’altra trade che bolle in pentola. Alcune voci in giro per la lega affermano infatti che Young faccia gola a molte squadre, di conseguenza gli Spurs potrebbero sfruttarlo per ricavare altri asset futuri.

Partenze, arrivi e vecchie conoscenze

Dopo aver analizzato i movimenti principali degli Spurs, andiamo ora a vedere alcune mosse “secondarie” ed alcuni addii importanti.

Per cominciare, DeRozan non è stato l’unico veterano a salutare il Texas: anche Rudy Gay e Patty Mills hanno preso altre strade. Il primo ha firmato un triennale con gli Utah Jazz, il secondo si è invece unito ai Brooklyn Nets nella speranza di vincere un ultimo titolo prima della fine della carriera.

In particolare l’addio di Mills fa male ai tifosi Spurs, sia perché l’aborigeno è tutt’ora uno dei migliori sesti uomini della lega e un grande leader per i giovani, ma soprattutto perché era l’ultimo punto di congiunzione tra il passato e il presente di San Antonio. Dopo tanti anni, sarà dura vedere Patty indossare una maglia senza il simbolo dello sperone, ma allo stesso tempo non si può che essere felici nel vederlo competere tra le vette più alte della NBA.

Dopo il doveroso saluto a Mills, andiamo a parlare del suo compagno di nazionale e fresco medagliato olimpionico, Jock Landale. Il centro australiano viene da un’ottima stagione nel suo campionato natale, durante la quale ha giocato tra le fila della squadra di Melbourne vincendo titolo e MVP delle Finals.

Landale è un lungo moderno, capace di tirare da fuori e proteggere il ferro ma anche di crearsi un tiro spalle a canestro. Così come il già menzionato Collins, anche l’australiano rientra nella categoria di lunghi in grado giocare accanto a Poeltl o, se necessario, di essere l’unico centro in campo circondato da esterni. Tutto fa pensare che Landale abbia la stoffa per dire la sua in NBA, e gli Spurs sperano di poterne ricavare il centro di riserva per il prossimo futuro.

Chi invece non ha bisogno di presentazioni è Bryn Forbes, neocampione NBA e ultimo arrivo all’ombra dell’Alamo. Il prodotto di Michigan State aveva firmato giusto l’anno scorso un contratto con Milwaukee, per poi decidere di tornare free agent dopo la vittoria del titolo.

Il motivo per cui gli Spurs hanno voluto riportare Forbes tra le loro fila è semplice: il tiro. Forbes è sempre stato un tiratore micidiale e nella passata stagione ha raggiunto il massimo in carriera come percentuale (45%), confermandosi come uno dei migliori a punire le difese avversarie dalla lunga distanza. Gli Spurs avevano un disperato bisogno di tiratori dinamici e l’aggiunta di Bryn è dovuta sicuramente alla necessità di colmare ulteriormente questa lacuna. Forbes potrà essere accoppiato a uno tra Murray e White in modo da coprirlo in difesa, mentre lui dovrà concentrarsi a muoversi senza palla nella metà campo offensiva.

 

Nel complesso, San Antonio può dirsi più che soddisfatta della propria free agency. Gli Spurs hanno reso ancora più evidente la volontà di puntare tutto sui giovani, lasciando andare i veterani che fino ad ora ne avevano un po’ frenato lo sviluppo. Allo stesso tempo, hanno usato il molto spazio salariale per un misto di prese sicure, volte a rendere il roster più versatile, e di alcune scommesse a basso rischio ma ad alto guadagno.

Sicuramente si sarebbe potuto aggiungere più talento, ad esempio offrendo un ricco contratto a John Collins che da settimane era stato accostato agli speroni, ma evidentemente il front office ha deciso di andare all-in sui giocatori già in squadra, accostando ad essi pezzi complementari che andranno a massimizzare il loro gioco.

Il prossimo futuro della franchigia texana sarà sicuramente povero di vittorie, ma sembra che finalmente gli Spurs abbiano definitivamente avviato la macchina della ricostruzione, muovendosi in maniera intelligente e lungimirante.

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Leonardo Spera
Tifoso Spurs e Fortitudo, vive consumato dal dilemma sul se considerare Manu Ginobili il più grande giocatore di pallacanestro mai esistito. Appassionato di college e draft, gli bastano una wingspan sopra i 2.10 e una buona difesa per innamorarsi di qualunque prospetto.