Si è appena concluso il Mondiale Under 19 in Lettonia, vetrina interessantissima per valutare i giovani più promettenti al mondo; in finale gli Stati Uniti hanno battuto soffrendo la Francia con il premio di MVP che è poi andato a Chet Holmgren, stella statunitense.
Essendo un Mondiale Under 19 i giocatori dell’età “corretta” sarebbero i nati nel 2002, tuttavia per ovvie ragioni molti dei migliori 2002 non erano presenti (Green, Kuminga, Garuba, Sengun, Thor sono tutti 2002, alcuni anche impegnati con la nazionale senior), ciò nonostante la vetrina era importante per poter iniziare a vedere le annate inferiori o i 2002 con un percorso diverso (chi è ritornato al college per la sua stagione da sophomore come Jaden Ivey, USA, o Bennedict Mathurin, Canada, chi ha appena finito l’High School e si appresta ad entrare ora al college, Chet Holmgren appunto, o banalmente chi non era considerato un prospetto appetibile già ad ora per l’NBA).
Iniziamo a vedere qualche giocatore che si è particolarmente messo in mostra.
Victor Wembanyama
F/C, Francia, 219 cm, 4 gennaio 2004, 14 ppg (46/18/78), 7.4 reb, 1.4 ast, 4.7 blk.
Victor era una delle grandi attrazioni dei mondiali, etichettato da molti come il miglior prospetto al mondo e serissimo candidato alla prima scelta assoluta nel Draft 2023, ha fatto vedere tutto quello che lo rende così unico e potenzialmente intrigante.
Per prima cosa ricordiamo che Victor ha giocato questi mondiali 2 anni sotto l’età massima consentita, ma nonostante ciò è stato uno dei giocatori più dominanti sui due lati del campo di tutti i mondiali. Victor infatti ha un profilo fisico praticamente unico, è lunghissimo -218cm con 233cm di braccia- ma allo stesso tempo leggerissimo, appena 95kg, e a queste qualità fisiche abbina una comprensione del gioco notevole sui due lati del campo.
In difesa ha istinti clamorosi per la stoppata, riesce a coprire porzioni infinite di campo con la sua lunghezza e altera tantissimi tiri solo con la sua presenza. Non è un giocatore particolarmente mobile dal punto di vista laterale, ma riesce a sfruttare benissimo tutta la sua lunghezza per concedere lo spazio adeguato per non farsi battere sul primo passo riuscendo allo stesso tempo a contestare il tiro.
In attacco nonostante il tiro sia entrato solo a sprazzi ha messo in mostra un tocco notevole, un range di tiro praticamente infinito e un ball-handling importante per la stazza; poi con quella lunghezza non potevano mancare i punti su rimbalzo offensivo o su alzata in cui arriva semplicemente troppo in alto per tutti.
Tuttavia, quello che più di tutto lo rende intrigante è la velocità di pensiero e lettura in attacco. Victor capisce il gioco ed è un passatore decisamente sopra la media per il ruolo e per l’età, capace di trovare dal post o dopo lo short roll sia il tiratore che l’altro lungo.
Chet Holmgren
F/C, USA, 215 cm, 1 maggio 2002, 11.9ppg (62/54/67), 6.1 reb, 3.3 ast, 2.7 blk.
Se si parla di Vic non si può non parlare di Chet. Questo confronto rischia di essere sulla bocca di molti giornalisti nei prossimi anni, e il motivo è presto detto: l’archetipo dei 2 è tremendamente simile, con il francese più lungo ma Chet più mobile, ed entrambi estremamente esili.
Il futuro lungo di Gonzaga ha messo in mostra un arsenale sui due lati del campo a dir poco notevole. Difensivamente è stato insieme a Victor la figura più dominante del torneo: Chet infatti ha un feeling per il gioco decisamente sopra la media e ha una verticalità quando si tratta di contestare i tiri a dir poco impressionante per un ragazzo della sua età, a questi istinti aggiunge una lunghezza notevole (215 cm con 224 cm di braccia) che gli permette di alterare e contestare qualsiasi cosa passi nei pressi del ferro.
Difensivamente, inoltre, aggiunge una dimensione come mobilità laterale decisamente superiore a quella del futuro lungo dell’ASVEL che gli permette di stare meglio sugli esterni.
Dal punto di vista offensivo Chet ha uno dei tiri più puliti che abbia mai visto per un giocatore di quelle dimensioni, estremamente smooth e con un rilascio altissimo. A questo tiro aggiunge una dimensione più da esterno che da lungo, infatti lo si è visto spesso prendere un rimbalzo o stoppare un tiro e condurre il contropiede in prima persona per trovare i compagni o mettersi in proprio; oltre a questo spesso a metà campo lo si è visto giocare pick and roll da ball-handler passando molto bene la palla al rollante, attaccare i close-out (la sua signature move dei Mondiali è la partenza dietro schiena) per poi finire al ferro e giocare in post alto contro la zona.
Nikola Jović
F, Serbia, 208 cm, 9 giugno 2003, 18.1 ppg (49/36/65), 8.3 reb, 2.9 ast, 1.7 blk.
Nikola Jović è l’ennesimo grande talento sfornato dal Mega Basket (la squadra da cui sono usciti tra gli altri l’ultimo MVP NBA Nikola Jokić e l’ultimo MVP dell’Eurolega nonché delle Final Four Vasilije Micić, insieme ai vari Ivica Zubac, Timothe Luwawu-Cabarrot, Filip Petrusev, Marko Simonovic ecc).
Nikola è un esterno molto lungo per il ruolo con istinti per il gioco notevoli: offensivamente è stato usato in tantissime situazioni diverse, sembrando sempre a suo agio, da spot up a tagliante, passando per il post up a situazioni palla in mano nel pick and roll da dove ha mostrato sia di sapersi mettere in proprio che di saper trovare i compagni. È sembrato molto a suo agio come shot maker e quando serviva un canestro non ha deluso come tiratore sia dal palleggio che in situazioni di ribaltamento in cui era apparentemente senza ritmo.
Per quanto riguarda il passing non è un passatore flashy, ma sa prendere le decisioni corrette trovando i compagni meglio appostati, soprattutto in situazioni di pick and roll e transizione; dall’altro lato del campo ha fatto un ottimo lavoro come difensore di squadra nella fase ad eliminazione diretta, sfruttando tutti i suoi cm per contestare i tiri degli avversari al ferro.
In questo Mondiale senza dubbio il suo statement game sono stati gli ottavi di finale contro il Giappone in cui negli ultimi 6 minuti ha segnato 15 punti compresa la tripla che ha chiuso la partita, risolvendo una gara che si era messa piuttosto male per i giovani serbi.
Dyson Daniels
PG, Australia, 197 cm, 17 marzo 2003, 14 ppg (43/30/63), 5.3 reb, 4.6 ast, 2.3 stl.
C’era molta curiosità intorno alla giovane guardia Australiana, una delle ultimissime firme del Team Ignite in G-League, ma molto meno conosciuto rispetto ai pari età e futuri compagni provenienti dall’High School (uno su tutti Jaden Hardy). Dyson ha messo in mostra un pacchetto fisico notevole unito a istinti per il gioco decisamente avanzati per l’età -ha giocato da playmaker nonostante sfiori i 2 m di altezza- grazie anche ad una rapidità di piedi notevole per la stazza.
Dyson è un ottimo giocatore di transizione, ama prendere il rimbalzo e spingere in transizione in prima persona per poi finire al ferro o trovare i compagni, sia che essi siano i tiratori o i lunghi a rimorchio. È un rimbalzista decisamente sopra la media per il ruolo anche in attacco e non di rado gli abbiamo visto prendere rimbalzi che una PG non dovrebbe prendere. Intrigante la dimensione come giocatore di pick and roll: non è (ancora?) in grado di manipolare una difesa, ma legge bene quello che succede trovando i compagni o finendo al ferro.
Il profilo difensivo è estremamente intrigante. La lunghezza e la mobilità lo rendono un potenziale ottimo difensore su almeno due ruoli, inoltre le braccia lunghe e le mani veloci gli consentono di essere una minaccia continua sul portatore di palla e sulle linee di passaggio. Ondivago al tiro -la confidenza c’è- non ha paura di tirare, ma la meccanica è a dir poco rivedibile e il tocco non sembra il massimo.
Caleb Houstan
G/F, Canada, 205 cm, 9 gennaio 2003, 17 ppg (36/19/85), 5.7 reb, 2.4 ast, 2.3 stl.
Il prospetto numero 6 della top 100 di ESPN 2021, nonché promesso sposo di Michigan, ha avuto un torneo dai due volti, benissimo appena dentro l’area (letteralmente appena dentro, a memoria ricordo almeno 4 o 5 tiri dati da 2 solo perché ha pestato la linea), malissimo da 3 nonostante una buonissima meccanica e un tocco che sembra molto buono; il 36% dal campo è in parte dovuto ad un pessimo 19% da 3 su 8.3 tentativi totali.
Offensivamente al di là delle brutte percentuali da 3 ha fatto vedere molte cose interessanti. È infatti un giocatore capace di segnare dal palleggio così come in movimento in uscita dai blocchi, con range che si estende ben oltre dietro l’arco, sa costruirsi un tiro in 1vs1 e sa giocare un pick and roll sia per costruirsi un tiro che per trovare il rollante. È un ottimo finisher al ferro, capace di usare ambo le mani e di alzare la parabola per evitare la stoppata, regge molto bene il contatto e sfrutta bene i suoi cm per allungarsi ed arrivare al tabellone.
Un altro aspetto intrigante del suo gioco è la sua capacità di sfruttare i suoi cm in situazioni di post up contro le altre ali che inevitabilmente gli lasciano qualcosa in termini di lunghezza (e presumibilmente in futuro anche in termini di kg): non è una caratteristica affatto scontata per un giocatore così giovane.
Interessante anche il profilo difensivo. Houstan è mobile, con le braccia lunghe e con una struttura fisica che sembra essere predisposta all’ingrossamento. Ha fatto vedere buone cose sia come difensore POA che sulle linee di passaggio. Così come la stragrande maggioranza degli esterni realizzatori molto giovani deve pulire un po’ la sua shot selection, è molto innamorato del suo tiro e tende ad accontentarsi o a forzare qualche conclusione di troppo.
Ibou Dianko Badji
C, Senegal, 216 cm, 13 ottobre 2002, 14 punti, 10.3 reb, 4.3 blk, 58% al tiro, 43% ai liberi.
Il lungo del Barcellona ha disputato solo tre partite nel Mondiale; infatti dopo la partita col Canada è volato oltreoceano per sostenere i workout in vista del Draft.
Badji è un lungo estremamente atletico, tra i migliori atleti tra i lunghi di questa classe draft dal punto di vista verticale, con un profilo fisico di prim’ordine (216 cm di altezza, 233 cm di apertura alare) al quale abbina anche piedi discretamente rapidi. Tutto questo lo ha portato ad essere un giocatore estremamente impattante in quanto a rim protection e difesa del ferro, tuttavia non è ancora molto disciplinato, ha avuto problemi di falli in 2 delle 3 gare e salta su qualsiasi finta.
Dal punto di vista offensivo ha fatto vedere buone cose come rollante, a rimbalzo offensivo e dal dunker spot, prendendosi anche qualche tiro estemporaneo dalla media, ma anche qui la comprensione del gioco non è il massimo.
Un progettone insomma, ma molto intrigante dal punto di vista fisico e atletico. La vetrina del mondiale sembra aver fatto bene alle sue quotazioni in ottica Draft; la stagione passata nella seconda squadra del Barcellona in Spagna aveva fatto un po’ scendere l’hype nei suoi confronti, bravo lui a cavalcare l’onda di un mondiale molto pubblicizzato vista la presenza di Wembenyama per mettersi in mostra.
Oltre a loro ci sono stati altri giocatori capaci di mettersi in mostra confermando quanto di buono ci si aspettava da loro e di cui sentiremo ancora parlare nei prossimi anni, tra tutti i già citati Jaden Ivey (primo quintetto della manifestazione, USA) e Bennedict Mathurin (Canada).
Oltre a loro due vanno segnalati Kenneth Lofton Jr., destinato a diventare un giocatore di culto per gli appassionati NCAA, Patrick Baldwin Jr e Kennedy Chandler (USA), Jun Seok Yeo (Corea), Ruben Dominguez (Spagna), Zach Edey (Canada, altro membro del primo quintetto), Azuolas Tubelis (Lituania), Ryan Nembhard (Canada, fratello della G di Gonzaga), Matthew Strazel (Francia), Adem Bona (Turchia) e tanti tanti altri. Il futuro è della loro, ora però viene il difficile, non adagiarsi sugli allori continuando a migliorare e crescere, giorno dopo giorno.
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