Per il secondo anno consecutivo Bucks e Heat si sfideranno ai playoff, questa volta direttamente al primo turno. La squadra del Wisconsin cercherà in tutti i modi di dimostrare di essersi lasciata alle spalle la pessima esperienza della bolla di Orlando di nemmeno un anno fa, mentre la compagine di Coach Spoelstra tenterà nuovamente di intralciare il percorso di Antetokounmpo e soci verso le Finals.
Le due contendenti arrivano alla postseason dopo due stagioni relativamente sottotono rispetto a quelle della precedente annata, anche a causa di diversi cambiamenti del roster, specialmente di quello dei Bucks.
I risultati degli scontri in regular season premiano Milwaukee, vincitrice di due partite su tre, ma questi incontri non sono particolarmente utili per cercare di ricavare ipotetiche conclusioni sull’andamento della serie, specialmente vista l’assenza di Jimmy Butler in tutte e tre le occasioni. Bisognerà quindi attendere le prime partite per capire il modo in cui le due squadre si affronteranno, ma, alla luce della regular season appena conclusa, possiamo ipotizzare quali potrebbero essere alcuni punti chiave basandoci su quanto visto in questi 72 incontri.
Tre punti chiave della serie
1) Le difese dei Miami Heat
Se da una parte la fase offensiva è sembrata stagnante e poco efficace per tutta la stagione, e contro i Bucks dipenderà molto dalle doti di creatore di Butler, dai passi in avanti di Adebayo e dalle iniziative di Dragić dalla panchina (tenendo sott’occhio anche Herro e Nunn), quella difensiva ha fatto un notevole passo avanti rispetto alla precedente regular season, con coach Spoelstra che ha alternato numerose soluzioni che hanno spesso colto di sorpresa gli avversari.
Fatta questa premessa, entriamo nel merito della serie contro i Bucks. Negli scorsi playoff gli Heat sono stati in grado di limitare Antetokounmpo chiudendo l’area formando un muro di tre giocatori in modo di impedire al greco di sfruttare il suo strapotere fisico per chiudere al ferro. Nonostante si trattasse di una difesa collettiva, era Jae Crowder il giocatore incaricato di assorbire l’urto Giannis in attesa degli aiuti dei compagni;
purtroppo l’ex Memphis ora gioca con i Suns e Miami l’ha rimpiazzato con Ariza, che per quanto sia anch’egli un buon 3&D, ha un fisico longilineo ed esile, diametralmente opposto a quello tozzo e ben piazzato di Crowder.
Inoltre, nonostante gli Heat abbiano concesso solamente 42.2 punti per cento possessi nel pitturato agli avversari in questa stagione (secondi proprio dietro ai Bucks), l’idea di intasare quella zona del campo lasciando i vari Holiday (39%), Middleton (41%), DiVincenzo (38%), Forbes (45%), Tucker (39%) e Portis (47%) liberi di punire da oltre l’arco potrebbe essere dannosa.
Altri due marchi di fabbrica di coach Spoelstra che potrebbero risultare poco efficaci sono la zona e l’utilizzo di una difesa switch-heavy; la prima perché esporrebbe una debolezza importante degli Heat, ovvero i rimbalzi (42.5 a partita per 100 possessi, 24esimi nella lega, mentre i Bucks sono terzi con 46.7), la seconda perché favorirebbe il mismatch hunting dei Bucks sui vari Dragić, Nunn, Herro e Robinson e soprattutto allontanerebbe Adebayo dal ferro, accentuando il problema sotto le plance di cui sopra.
Per questi motivi, i Miami Heat potrebbero utilizzare di frequente un tipo di difesa relativamente nuovo e su cui coach Spoelstra ha fatto molto affidamento nell’arco della stagione per la prima volta negli ultimi anni. Questa prevede di raddoppiare il portatore di palla dopo un blocco sul perimetro e spingerlo verso le linee laterali, con gli altri tre componenti del quintetto che difendono a zona i restanti quattro avversari.
Come si vede dalle clip, questo tipo di difesa è stato utilizzato per limitare i cosiddetti “megacreator” o in generale gli attaccanti avversari più pericolosi, cercando sia di forzare passaggi lenti dalla parte opposta del campo e facilmente intercettabili, sia di rallentare l’attacco avversario, costringendolo a riorganizzarsi.
Contro i Bucks questa difesa potrebbe essere utilizzata su Holiday e Middleton nei minuti senza Antetokounmpo, con l’obiettivo di togliere il pallone dalle loro mani e di far prendere decisioni importanti agli altri giocatori. Le 8.1 rubate a partita e i 17.1 punti da palle perse (entrambi per 100 possessi, settimi nella lega in entrambe le voci) testimoniano l’efficacia di questa difesa.
Gli Heat hanno sfruttato questa strategia anche per limitare giocatori particolarmente efficaci in post basso, come si è visto nella partita di qualche settimana fa contro i 76ers:
Nel caso in cui coach Budenholzer decidesse di punire i cambi difensivi degli Heat sfruttando i mismatch creatisi in post basso con Antetokounmpo (su tutti), Miami potrebbe dare vita a un raddoppio sistematico, lasciando i Bucks in balìa del decision making della propria superstar.
Chiaramente coach Spoelstra giocherà sapientemente tutte le carte a sua disposizione e verosimilmente cercherà di contrastare i Bucks con diverse difese soprattutto effettuando i suoi classici aggiustamenti in corsa, ma se tra tutte le strategie dovessi scegliere quella che secondo me risulterà più efficace, sceglierei proprio quest’ultima.
2) Per Budenholzer è ora o mai più
La notizia secondo cui la panchina di Coach Budenholzer sembrerebbe essere a fortissimo rischio (a meno che non arrivi un percorso trionfale – o quasi – ai playoff), riportata a inizio maggio da Shams Charania e Sam Amick, può aver colto di sorpresa solo gli appassionati meno attenti. È vero, il record in regular season sulla panchina dei Bucks (162-65) è assolutamente inattaccabile, ma le due playoff run sotto la sua guida sono state tutt’altro che esaltanti.
Le critiche maggiori sono arrivate per la sconfitta per 4-1 contro gli Heat nella scorsa postseason: al netto delle evidenti lacune del roster, Coach Bud è apparso spesso in balìa degli eventi e non è stato in grado di apportare gli aggiustamenti a gara in corso necessari per frenare la corsa di Jimmy Butler e compagni. Budenholzer è stato distrutto tatticamente dal collega Spoelstra, che ha sfruttato la sua ottusità nel contrastare i pick and roll di Miami con il deep drop di Brook Lopez, uno schema che ha portato la difesa di Milwaukee a collassare su se stessa e Goran Dragić a diventare il mattatore delle prime gare.
Inoltre l’allenatore dei Bucks ha insistito nel non far giocare tanti minuti alle sue stelle, lasciando in campo per alcuni tratti di partita dei quintetti che ai quei livelli non hanno ragione d’essere.
Probabilmente conscio della propria situazione precaria, quest’anno Budenholzer è sembrato più incline ad abbracciare i cambiamenti imposti dall’evoluzione del gioco e a provare qualche soluzione inedita: in attacco i Bucks hanno rinunciato alla disposizione 5-fuori, riempiendo più spesso il dunker spot (per intenderci, il punto del campo leggermente fuori dal pitturato e vicino alla linea di fondo) e dando così uno scarico più immediato e semplice ai giocatori in penetrazione, su tutti Giannis Antetokounmpo. Anche difensivamente Milwaukee ha apportato qualche modifica, decidendo (finalmente) di cambiare più spesso sui blocchi e di sfruttare la grandissima versatilità dei propri interpreti.
Per avere successo nella transizione verso una pallacanestro più moderna serviva però un roster più adatto, e il General Manager Jon Horst è finalmente riuscito a piazzare un paio di colpi fondamentali in ottica playoff. Jrue Holiday rappresenta un miglioramento nettissimo rispetto a quell’Eric Bledsoe che tanto aveva fatto crucciare i tifosi Bucks durante le ultime stagioni, dando a Milwaukee un giocatore infinitamente più affidabile nelle situazioni di attacco a metà campo e un difensore globalmente migliore a livello playoff.
Anche l’arrivo di P.J. Tucker combacia perfettamente con quanto menzionato precedentemente sullo switching: l’ex Houston è uno dei giocatori più versatili della lega tra i “lunghi”, e permette a Budenholzer di non far giocare più Brook Lopez nei finali di partita, togliendo a Miami l’avversario più facilmente attaccabile.
Il coach dei Bucks ha ora tutte le carte in regola per recuperare dagli errori commessi lo scorso anno proprio contro Miami, e per farlo dovrà cominciare dalle cose più semplici. Innanzitutto non dovrà avere paura di lasciare in campo le sue stelle per tanti minuti, conscio del fatto che nei 922 minuti in cui Antetokounmpo, Middleton e Holiday sono stati in campo insieme, Milwaukee abbia segnato 12.7 punti per 100 possessi in più degli avversari.
Inoltre dovrà chiudere le partite con un quintetto più piccolo, magari con Holiday, Middleton, Antetokounmpo e Tucker come presenze fisse e scegliendo uno tra Portis, DiVincenzo e Forbes a concludere la lineup: nonostante il campione statistico sia esiguo, quando i primi hanno condiviso il campo senza Lopez, Milwaukee ha fatto registrare un Net Rating di +13.5. Saranno queste scelte e soprattutto i risultati finali a decidere il futuro di Coach Budenholzer, che dopo due anni di delusioni deve provare a convincere i Bucks di essere meritevole di mantenere il proprio posto.
3) Che ruolo può avere Lopez in questa serie?
La presenza di Tucker a roster potrebbe rendere globalmente molto più utile lo stesso Brook Lopez, offrendo un’arma molto importante ai Bucks, ovvero un giocatore da mandare in campo per mettere in difficoltà gli avversari, ma che possa essere tranquillamente (e auspicabilmente) relegato in panchina anche per larghi tratti di gara senza che i compagni ne patiscano troppo la mancanza.
Nella serie dell’anno scorso infatti Lopez aveva rappresentato il principale tallone d’Achille del sistema difensivo di Milwaukee, sfruttato in modo magistrale da Spoelstra, ma offensivamente era stato solido e utile, elevando la propria produzione offensiva e le proprie percentuali dopo una regular season in cui dall’arco aveva sparato a salve.
La ritrovata precisione nel tiro da tre è stata in parte una diretta conseguenza delle scelte difensive degli Heat per limitare Antetokounmpo: Adebayo era infatti chiamato a marcare nominalmente Brook, ma con l’ordine di scuderia di avventarsi su Giannis al momento del tiro o comunque nel momento migliore per cercare di forzare una palla persa. Questa strategia ha ovviamente comportato dei rischi, scommettendo di fatto sulle percentuali del lungo dei Bucks che ha risposto presente, convertendo le triple tentate nella serie col 43% su 5.6 tentativi a gara.
Inoltre Adebayo ha sofferto anche in marcatura diretta contro di lui, subendone il gioco in post e le dimensioni fisiche, che permettono da sempre a Lopez di tirare in testa agli avversari anche grazie al punto di rilascio del pallone molto alto.
Come già detto, tutto ciò è passato in secondo piano per via delle voragini difensive aperte dal deep drop del lungo veterano, che hanno irrimediabilmente segnato la serie condannando a una cocente delusione i Bucks. Spoelstra è arrivato a gestire il minutaggio di Dragić in modo speculare a quello di Lopez, gettandolo nella mischia non appena il secondo si alzava dalla panchina per punire senza tregua le scelte del suo rivale Budenholzer, ma quest’anno la musica potrebbe essere un po’ diversa.
Se l’anno scorso infatti Milwaukee è arrivata ai playoff sprovvista di un piano alternativo, la presenza di Tucker e di credibili quintetti piccoli che lo includano potrebbero in parte trasformare Lopez in un asso nella manica, piuttosto che nella principale debolezza della squadra. Con tutti i distinguo del caso, Brook potrebbe essere una sorta di “mini Dragić” per la serie di quest’anno, permettendo a Budenholzer di ripagare il suo collega con la stessa moneta dopo lo sgarbo della scorsa postseason.
Il pronostico
Francesco: 4-2 Bucks, sperando che porti meno sfortuna dell’anno scorso. Credo che gli Heat nella bolla abbiano reso al di sopra delle loro possibilità e che i Bucks si siano sciolti in un modo forse eccessivo, che non credo sia replicabile. Una sconfitta di Milwaukee sarebbe un fallimento senza se e senza ma, viste anche le mosse fatte dalla dirigenza per rendere il roster più adatto al contesto dei playoff.
Davide: 4-3 Bucks, penso che anche quest’anno Miami renderà la vita difficile a Milwaukee che, tuttavia, grazie a un organico decisamente più adatto ai playoffs rispetto a quello dello scorso anno e con un Giannis più motivato che mai, troverà il modo di sconfiggere la propria bestia nera che nella bolla di Orlando trovò il suo habitat ideale.
Daniele: 4-2 Bucks. Miami potrebbe essere arrivata ai playoff senza la forza per sorprendere nuovamente dopo la clamorosa run dell’anno scorso. In più credo che Milwaukee abbia lavorato tutto l’anno proprio per non farsi trovare impreparata nella postseason e la sfida con Miami porterà con sé delle motivazioni aggiuntive.
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