Per natura, noi uomini siamo estremamente attratti da ciò che avrebbe potuto essere. Scenari alternativi a quello che è effettivamente accaduto in questo mondo, piccoli o grandi eventi che avrebbero potuto cambiare radicalmente il corso delle cose: cosa sarebbe successo se Napoleone non avesse deciso di invadere la Russia al fine di punire lo zar Alessandro I per aver violato l’embargo contro l’Inghilterra? Cosa sarebbero stati i Beatles se Pete Best non fosse stato licenziato e sostituito da Ringo Starr? Quale sarebbe stato il corso delle cose se la notte del 21 giugno 2018 i Suns avessero draftato Dončić e non Ayton con la scelta numero 1?
Possiamo girarci intorno quanto vogliamo. Possiamo dire che Ayton fosse esattamente quello di cui i Suns avevano bisogno, un lungo moderno in grado di cambiare sul perimetro e farsi sentire sotto le plance, ma anche con un arsenale offensivo devastante che gli consente di punire difensori più piccoli e la capacità di ancorare una difesa con la sua protezione del ferro. Possiamo dire che Booker non sarebbe il leader o il giocatore che è oggi se le cose fossero andate diversamente, ed in tal caso certamente Chris Paul non avrebbe addosso la canotta Suns. Possiamo analizzare tutti gli scenari del caso, ma rimane il fatto che Luka Dončić è un talento generazionale, uno di quelli che passano una volta ogni dieci anni almeno, ed i Suns avevano l’opportunità di draftarlo e non l’hanno fatto.
Questo genere di colpe possono venire espiate in un solo modo possibile: vincendo un anello. Per quanto questa possa sembrare una semplificazione persino eccessiva, o per quanto attribuire così tanto valore al concetto di vittoria ignorando che in ultima istanza tutto rimanga sempre in mano al caso possa essere un modo di pensare ingenuo, o Phoenix sarà in grado di vincere un anello con questo nucleo o il What If legato a Dončić perseguiterà la franchigia dell’Arizona per sempre.
Le due franchigie arrivano a questa serie dopo un primo turno con analogie: entrambe hanno eliminato in sei gare un avversario di cui, non fosse stato per l’infortunio occorso al loro miglior giocatore, avrebbero disposto con maggiore facilità e probabilmente con almeno una gara in meno. Entrambe sono ancora in fase di rodaggio per quanto riguarda il reinserimento del loro giocatore franchigia nei meccanismi di squadra, in entrambi i casi ancora lontano dalla forma ottimale (sebbene Dončić post-infortunio abbia un paio di gare in più nelle gambe rispetto a Booker).
Detto questo, le due squadre sono radicalmente diverse: i Mavs sono estremamente, se non interamente, dipendenti dalle percentuali con cui convertono i propri tentativi da lontano, mentre i Suns hanno dimostrato di saper sopravvivere ad una pessima notte al tiro anche ai playoff ed anche senza il loro miglior giocatore in campo. Dallas ha impiegato i primi mesi della stagione per trovare una propria identità sia offensiva che difensiva, con la seconda raggiunta solamente dopo la trade Porziņģis, mentre Phoenix è parsa uno schiacciasassi per tutta la stagione. Se i Mavs avessero il supporting cast di Phoenix probabilmente sarebbero i favoriti per l’anello, e potremmo andare avanti così. Ma rimane il fatto che il talento generazionale di cui sopra veste di blu per questa serie, e la fantasia ed il coraggio che Coach Kidd ha messo in mostra finora potrebbe rendere la sfida molto più interessante di quanto si possa credere. Analizziamo gli spunti tattici salienti.
Difendere Dončić
Partiamo con un presupposto: difendere su un talento cristallino come Dončić è impresa titanica per chiunque. Lo sloveno in carriera ha medie di 33+9+9 ai playoff, tirando 49% dal campo e 39% da 3: tradotto, verosimilmente ogni tentativo di difendere Dončić si ridurrà ad un tentativo di limitarne la produzione e di stancarlo il più possibile, magari coinvolgendolo molto anche dal lato difensivo.
Se però c’è una squadra che nella carriera di Dončić è riuscita a limitarlo, questi sono i Phoenix Suns. In nove gare giocate da Luka contro Phoenix con Ayton in campo, Luka ha girato a 24+6+5 di media (insieme a 4 perse a gara), il tutto tirando 47/24/79. In queste nove partite, Phoenix ha collezionato 8 vittorie ed il plus-minus complessivo di Dončić è stato -40. Che cos’è dunque che rende così difficile la vita di Luka contro Phoenix?
Il primo accorgimento è, per quanto basilare, incredibilmente efficace: forzare Dončić ad andare costantemente sulla destra. L’arma che ha sbloccato questa versione di Luka è la tripla in stepback, che lui tende a prendere sempre andando verso sinistra. Forzare Dončić a destra con il suo difensore, magari mettendosi tra il bloccante e Dončić stesso, equivale a spingere Luka 1vs1 contro il lungo che gioca drop. Questo sistema risulta spesso non troppo difficile da eseguire per il difensore sulla palla perché Powell ha la tendenza abbastanza marcata a slippare i blocchi, e quindi a lasciare spazio tra Dončić e se stesso. Guardate ad esempio cosa fa Cam Johnson sul blocco di Powell: questa credo sarà la strategia Suns per tutta la serie. Certo, avere Ayton e non Jalen Smith in questo caso aiuterà, ma anche contro il lungo da Maryland Dončić dimostra nella clip di avere qualche dubbio su come affrontare una presenza al ferro, forse anche alimentato dai problemi ai liberi che ogni tanto colpiscono lo sloveno. Giocare questa difesa con Mikal ed Ayton sarà il piano A dei Suns, e ci sono pochi dubbi che possa essere estremamente efficace, soprattutto con quei protagonisti.
Con buona probabilità, per iniziare la serie Bridges sarà il difensore designato su Dončić. Luka non è solo un maestro del pick&roll, ma è un ottimo attaccante anche in isolamento. Indubbiamente proverà dunque a portare Bridges in post, unico gioco dove ha un vantaggio evidente dato dalla sua stazza fisica. Attenzione però, perché questo vantaggio potrebbe comunque non tradursi in canestri facili grazie alle lunghissime braccia del secondo classificato per il premio di Difensore dell’Anno.
Bridges finora ha fatto un lavoro ottimo nel difendere costantemente il migliore attaccante avversario senza mai avere problemi di falli, ma difendere Dončić per 40 minuti a notte potrebbe essere troppo anche per lui. Per di più, le possibilità che su Brunson finisca un difensore non all’altezza del compito soprattutto se il play da Villanova è in giornata di grazia sono alte: probabilmente troppo veloci per tutte le ali Suns che non siano Mikal, e potrebbe finire per essere un assegnamento che richiede troppe energie per i due centri dell’attacco di Phoenix, Booker e Paul. Per questa ragione, non sarei stupito se Bridges finisse per difendere su Brunson per buona parte della gara. In tale circostanza, Crowder e Cam Johnson sarebbero i difensori più papabili su Luka, ma occhio anche a Booker, che non ha mai fatto segreto di trarre orgoglio dal difendere la stella avversaria. Paradossalmente, benché ovviamente richiederebbe un dispendio di energie ben superiore a quello richiesto da Brunson, l’assegnamento di Dončić potrebbe risultare essere più consono alle caratteristiche fisiche di Booker, che già in passato non ha sfigurato contro di lui.
Ayton contro il quintetto piccolo di Dallas
A vedere il quintetto più utilizzato dai Dallas Mavericks in questi playoffs potreste rimanere sorpresi per qualche secondo. Spencer Dinwiddie, Jalen Brunson, Reggie Bullock, Dorian Finney-Smith, Maxi Kleber: small ball dura e pura, con pregi e difetti del caso.
In case you missed it – my big piece about the Mavericks offense from yesterday 👇
— Iztok Franko (@iztok_franko) April 6, 2021
A crazy thing is there are people in the comments that think Carlisle is not a top coach in the NBA 🙃
Last night vs Utah he made so many great adjustments again (thread)https://t.co/6eSdaYRqQD
L’addio di Porziņģis ha finalmente permesso a Dallas di implementare cambi sistematici e in generale una difesa meno attendista, con ottimi risultati. Non avere più il lungo lettone comporta ovviamente anche una serie di svantaggi e non è mia intenzione attribuire a lui i problemi difensivi di Dallas degli ultimi due anni, ma è chiaro che anche a livello psicologico ci sia stato un contraccolpo positivo: in Texas hanno perso un bestione di 221 centimetri, una discreta coperta di Linus che però li limitava in molti casi, e dunque si sono sentiti più liberi di sperimentare.
La domanda che tutti si pongono è dunque come DeAndre Ayton potrebbe comportarsi contro un quintetto di questo tipo. I precedenti in attacco sono piuttosto incoraggianti…
Deandre Ayton is the biggest interior scoring threat to the Clippers' small-ball attack of these playoffs so far. Feels like a guy whose play will swing games as the teams are currently constructed pic.twitter.com/SIl7ZHj1Oo
— Jackson Frank (@jackfrank_jjf) June 21, 2021
Ebbene sì, Ayton non è Gobert (e CP3 alza decisamente più la testa rispetto a Mitchell). Il francese ha comunque banchettato a rimbalzo (13.2 a gara), ma il nativo delle Bahamas è un realizzatore di tutt’altro livello. Sa prendere posizione in profondità e il suo gancio in allontanamento assomiglia sempre più ad un marchio di fabbrica. Dwight Powell, senza i giusti accorgimenti, sarebbe carne da macello.
Dallas, dalla sua, dovrà disturbare il più possibile la ricezione e sfruttare il tempismo di Finney-Smith e Kleber in aiuto. Il tedesco, in particolare, è un notevole stoppatore in questa situazione. Ayton sarà comunque un rebus, vista la sua versatilità, ma con l’attendista difesa drop degli ultimi Mavericks di Carlisle sarebbe finito per somigliare ad un giovane Shaquille O’Neal: quantomeno Dallas ora può provarci.
Se avete visto poca PHX, vi consiglio la gara vs MIN, interessante anche perché probabile serie PO. Il "trucco" per difendere PHX è: drop su CP3, trap su Book/Payne. Ultimamente funziona meno perché Ayton ora mette palla a terra. Auguri a fermare uno così grosso e con quel tocco. pic.twitter.com/R6D4fYMdMB
— Andrea Bandiziol (@AndBand7) March 25, 2022
In difesa, il rebus è il solito: concedo spazio ai tiratori o rinuncio alla presenza di Ayton in aria? Con Dallas il discorso è più o meno sempre quello: Bullock, Finney-Smith, Kleber e lo stesso Dinwiddie sono tutti tiratori di striscia, che in passato in postseason si sono resi protagonisti di lunghe strisce di errori che hanno ristretto notevolmente il campo intorno a Luka. Tolto Dinwiddie ed il suo 29% dall’arco tutti gli altri si stanno comportando davvero bene in questi playoffs: sta a Monty Williams ora decidere se accettare la scommessa o meno. A ben guardare ci sarebbe anche Davis Bertāns, potenzialmente oro colato, ma ce lo vedete a difendere anche solo un pick and roll con CP3 a portare palla?
Questione di guardie
No, non è il titolo del nuovo singolo di Gemitaiz. Siamo però convinti (non che ci volesse Nostradamus) che la chiave per capire questa serie sia guardare alla lotta tra i backcourt, che si preannuncia infuocata. Chris Paul e Devin Booker contro Luka Dončić e Jalen Brunson, certo, ma la questione ha parecchie sfaccettature.
Si inizia con un domandone: chi marca CP3 e Booker? La soluzione più immediata probabilmente è Bullock su CP3 e Finney-Smith su Booker. I due migliori difensori POA di Dallas spesi sulle due stelle avversarie, come prevedibile. Jason Kidd potrebbe riuscire così a limitare i danni: Brunson e Dončić possono, in linea teorica, dividersi Bridges e Crowder senza fare disastri, con Powell ovviamente su Ayton.
A parere di chi scrive, però, Finney-Smith da il suo meglio quando non deve occuparsi per tutta la partita della stella avversaria. Resta un buon difensore point-of-attack, sia chiaro, ma il trattamento subito da Kawhi Leonard nelle numerose sfide con i Clippers è ancora ben impresso nella testa dei tifosi Mavericks.
Kawhi is getting anywhere he wants during this series. Has to continue attacking with Dorian Finney-Smith on him.
— Shane Young (@YoungNBA) August 21, 2020
He's 15-of-22 (68.2%) within 14 feet of the basket. Seems pretty good. Always has outstanding footwork on his post-ups and face-up game pic.twitter.com/s2zWFp0bAI
Se Kidd vorrà mantenere DFS più a briglie sciolte nella sua metà campo dovrà però inventarsi qualcosa: Dončić e Brunson possono stare con Booker solo per brevissimi tratti, Dinwiddie è stato tragico in difesa contro i Jazz e Trey Burke semplicemente non ha cittadinanza a questi livelli. Frank Ntilikina potrebbe dunque tornare a far parte della rotazione, ma nell’immediato il contribuito di Josh Green è quello che potrebbe pesare di più.
La serie giocata dal giovane australiano contro Utah non è stata all’insegna della continuità, ma i suoi flash difensivi sono stati notevoli. Se dovesse entrargli fin da subito il tiro da tre non sorprendetevi di veder schizzare i suoi minuti verso l’alto, ma la condizione non è negoziabile: se avete visto il trattamento riservatogli dai Jazz in attacco saprete che contro i Suns non ci si può permettere di avere un giocatore così tanto battezzato.
Se si mettono insieme tutti gli aspetti il giocatore più interessante della serie potrebbe essere Jalen Brunson. JB è globalmente un peggior difensore di Dončić, che però va nascosto allo stesso modo data la mastodontica quantità di palloni che gioca in attacco e andrà posizionato per forza su un lungo (o presunto tale) per non fagli spendere troppo fiato. Il #13 dovrà spendersi presumibilmente in qualche occasione contro una delle due stelle avversarie: Booker è troppo grosso e si muove decisamente troppo bene lontano dalla palla, propendo dunque per Paul. Se Dallas sceglierà, come tanti avversari dei Suns quest’anno, di difendere drop contro CP3, Brunson dovrà mostrare al mondo il grande sforzo che ci mette a passare sui blocchi.
La metà campo offensiva è però quella più interessante. Con Bridges (ed Ayton) concentrati su Dončić potrebbero aprirsi delle prospettive interessanti per l’ex point guard di Villanova. Per non far stancare troppo Paul e Booker, coach Monty Williams potrebbe muoversi in parecchi modi, tra cui, ad esempio partire a sorpresa proprio con Bridges su Brunson. In ogni caso uno tra Dončić e Brunson potrebbe essere sempre marcato da un difensore non insuperabile, ma tutto ciò potrà essere bilanciato dalla necessità di doverli nascondere tutti e due in difesa. Vista la natura di queste due squadre non sarei sorpreso di scoprire che il gioco varrà la candela “adesso sì, adesso no”. In tutto questo Dallas aspetta sempre una partita degna di questo nome da parte di Spencer Dinwiddie e un potenziale impiego nella second unit contro Payne e Shamet cadrebbe proprio a fagiolo…
I nostri pronostici
Andrea Bandiziol: Se c’è una cosa che i playoff ci hanno insegnato nelle ultime due stagioni è che Dallas sia una squadra con grande variabilità, perché portare per due volte a gara-7 i Clippers, che in entrambi i casi erano forse i favoriti per il titolo, sta ad indicare quanto in alto sia l’asticella del potenziale per i ragazzi di Kidd. Tradotto: non sarei stupito se questa serie finisse in 5 per i Suns, non sarei stupito di trovare Dallas in Finale di Conference fra due settimane. Detto ciò, penso che Phoenix sia la squadra migliore e anche con un discreto margine: nonostante Dončić sia nettamente il miglior giocatore nella serie, vado con un 4-2 Suns.
Enrico Bussetti: Dallas può solo sperare che avere il miglior giocatore della serie sia sufficiente per passare il turno, perché Phoenix è una squadra più profonda, più pronta, più attrezzata. In due parole, più forte. Da febbraio in poi i Mavericks sono stati difficili da sopraffare per chiunque e di sicuro proveranno a fare anche questo sgambetto, ma restano decisamente sfavoriti. 4-1 Suns per me, perché alla fine piace a tutti poter dire “te l’avevo detto“.
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