Il vento è caldo e forte quanto basta per alzare un velo di polvere dal terreno e trascinare qualche filo di paglia; il silenzio è assoluto, tale da permettermi di sentire tutto questo tenendo lo sguardo fisso sugli occhi bendati della mia controparte. Siamo immobili, in un surplace che dura da un’eternità.
“Fammi un pezzo sui Bulls, dai”
“Aspettiamo, è ancora presto, se continuiamo a vincere mi metto a scrivere”
Io lo so, io me lo sento, l’istante in cui accetterò la richiesta del Commissioner Astarita sarà quello in cui la Sventura si abbatterà sui miei Bulls. È bendata di fronte a me, ma ci vede benissimo e non aspetta altro che un mio momento di debolezza. Devo resistere, devo salvare la stagione.
“Allora, hai iniziato a scrivere?”
“Non riesco in questi giorni… Natale, piccola vacanza, ma dopo mi ci metto”
Sembra volersi sciogliere anche il sole a picco sulle nostre teste, di un giallo intenso come, come, come…
“E dai Cos, fammi ‘sto pezzo sui Bulls!”
Non so più come prendere tempo.
Accetto.
Inizio.
Infortuni a nastro.
Filotto di sconfitte.
Ormai il danno è fatto, per cui ecco come funziona questo articolo: ho raccolto i pareri di una manciata di tifosi Bulls su alcuni punti chiave di questa stagione, perché dopo tanti anni difficili è giusto che ci togliamo la soddisfazione di raccontarvi questa squadra insieme.
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Zach o DeMar? Chi è l’uomo-franchigia?
Risposte: Zach 9; DeMar 1
Tifosi Bulls: DeMar: senza di lui non avrebbe avuto questo successo la trade per Lonzo scrive molto giustamente Jacopo, eppure è l’unico che la vede in questo modo. DeMar è senza ombra di dubbio il tassello che ha completato il puzzle estivo dei Bulls, ma Zach è visto come l’uomo franchigia dalla maggioranza dei tifosi per una serie di motivi. Su tutti, Massimiliano ricorda che per tutto quello che ha fatto in questi anni difficili l’uomo franchigia è lui, a cui Michele B. aggiunge che se volesse Zach potrebbe fare – e strafare – molto di più ma ha capito che adesso non è quello che serve. Infine, non è da non sottovalutare la questione anagrafica sollevata da Simone e Michele, che vedono Zach come il leader a lungo termine per qualità, continuità e prospettiva.
Cosimo: Analisi lucidissima e che condivido in pieno. DeRozan sta facendo una stagione straordinaria e ha un impatto estremamente positivo anche come persona fuori dal campo, per cui un osservatore esterno potrebbe giustamente pensare che sia la “sua” squadra. L’anno migliore della carriera di DeRozan è però anche frutto di un LaVine che, nonostante sia in un contract year importantissimo, gli ha ceduto le proverbiali chiavi della macchina; non era così scontato che un realizzatore in rapida ascesa come Zach fosse disposto a fare un passo indietro, permettendo a DeMar di fare il suo gioco. Due numeri bastano a illustrare il concetto: la usage rate di Zach è scesa sotto il 30% per la prima volta a Chicago, e un discorso analogo vale per la percentuale di canestri in cui è stato assistito da un compagno, che non era così alta dai tempi di Minnesota.
Un anno dopo, rifaresti lo scambio per prendere Vučeviċ?
Risposte: Si 9; No 1.
Tifosi Bulls: Guardando solo al lato campo no, visto che Wendell Carter Jr. sembra essere sbocciato mentre Vučeviċ sembra aver preso una brutta china; guardando nel complesso – e sapendo che Vooch ha portato a bordo DeRozan – la rifaccio sempre esordisce Carlo, portando l’attenzione sulle traiettorie di carriera opposte dei due giocatori. Molti hanno qualche ripensamento a causa del prezzo pagato dai Bulls e delle prestazioni di Carter Jr. e Wagner, selezionato dai Magic con la prima scelta arrivata da Chicago, ma a riportare l’attenzione sulle dinamiche di campo ci pensa Tommaso, ricordando che la stazza di Vooch ha aiutato tanto e che un altro “playmaker” con le sue caratteristiche difficilmente lo trovi. Samuele se n’è fatto una ragione per quanto riguarda Wagner, eppure confessa che gli brucia aver dato via anche la prima scelta del 2023, perché ci preclude molte dinamiche di mercato future – Carter Jr., Porter Jr. in scadenza e la prima scelta 2021 bastavano e avanzavano. Poi c’è Simone che da un anno a questa parte sta vivendo un sogno: un giocatore che amo nella mia squadra preferita. Lo rifarei? Ovvio che si.
Cosimo: Non arrivo ai livelli di Simone ma anche io sono un fan di Vooch, per dirla alla Dan Peterson. Sta facendo canestro con meno continuità di quanto ci si potrebbe auspicare ed ha senza ombra di dubbio imboccato la fase calante del suo percorso in NBA; ciò non toglie che quando non è in campo la sua assenza faccia molto più rumore dei mattoni di troppo che scaglia contro al ferro.
Sta vivendo la peggior stagione al tiro da tre (≈33%) da quando ha introdotto con continuità quella conclusione nel suo arsenale, eppure, mentre la sua usage rate (≈24%) è la più bassa da nove anni a questa parte, ecco come si classifica nelle principali hustle stats difensive: 3° per rimbalzi difensivi, 5° per deflections, 3° per rim contests. Gli unici centri con almeno 9 rimbalzi difensivi, 2 deflections e 7 rim contests? Jokiċ e Vučeviċ.
Con l’MVP della scorsa stagione, e solo con lui, condivide anche la presenza sulla lista dei centri con almeno 8,5 fra assists e screen assists e 1,5 triple segnate a partita. So bene che uno è il fulcro offensivo di Denver mentre l’altro è un playmaker secondario a Chicago, per cui non sto candidando Vooch al titolo di MVP, ma è da apprezzare l’enorme contributo che sta portando senza pestare i piedi alle altre stelle in attacco e sbattendosi in difesa.
Sul prezzo pagato per i suoi servizi mi rimetto ancora una volta, più banalmente, al tribunale del parquet: i Bulls vincono con lui e non è dato sapere se farebbero altrettanto senza di lui, anche perché “senza di lui” avrebbe probabilmente significato “senza di lui e senza DeMar”.
Scenario ipotetico ma forse nemmeno troppo: Detroit ha offerto Jerami Grant chiedendo in cambio Pat Williams. Avreste accettato?
Risposte: Si 0; No 10.
Tifosi Bulls: L’unico lontanamente disposto, non dico ad aprire uno spiraglio, ma almeno a guardare dallo spioncino per vedere chi c’è fuori dalla porta, è Jacopo, che dopo aver esordito con la timeline è ideale e Grant sarebbe stato perfetto conclude che avrebbe risposto comunque no. In una cascata di no, fra cui quello di Gherardo con annessa profezia secondo la quale Patrick Williams diventerà più forte di Grant, spicca il categorico mai nella vita di Michele B., che allega anche una considerazione generale: non ci si può privare di giovani per un giocatore utile ma non sufficiente per diventare una seria contender.
Cosimo: Che dire… invece di chiedere come risposta un “sì” o un “no”, avrei dovuto farli scegliere fra “si, si, va bene ma dammi il numero del tuo spacciatore” e “so dove abiti, dillo ancora e ti spezzo le gambe”. A me Grant piace molto – posso dirlo perché tanto non sanno davvero dove abito – e credo che avrebbe completato perfettamente un quintetto da contender vera, ma lo scambio avrebbe presentato due problematiche fondamentali: punto primo, ricordiamoci che Grant è andato via da Denver perché non voleva fare il comprimario e, punto secondo, scambiando Pat Williams adesso ci si prende un rischio non da poco a lungo termine. Nel breve periodo non resta che sperare in un recupero di Pat in tempo utile per i playoffs, eventualità che peraltro si fa più plausibile ogni giorno che passa; come ha ribadito Karnišovas stesso nella conferenza stampa post-trade deadline, se tutto procede secondo la tabella di marcia ci si può aspettare di vedere la quarta scelta assoluta del draft 2020 in campo a metà Marzo.
Puoi scegliere un giocatore qualunque nella storia dei Bulls da aggiungere a questa squadra, a patto che non sia stato all-star a Chicago. Chi prendi?
Risposte: T. Kukoč 4; L. Longley 2; R. Artest; T. Thomas; T. Young; M. Belinelli;
Cosimo: Io dico Taj Gibson perché ci darebbe l’opzione di schierarlo sia come “cinque” in un quintetto piccolo – e qui penso ai problemi difensivi di Vooch playoffs – che come “quattro” contro avversari più fisici al fianco dello stesso Vooch. Non darebbe l’apporto offensivo di un fenomeno come Kukoč, ma questa squadra ha dimostrato di saper fare canestro con l’assetto attuale e quindi mi concentro sulla difesa.
Longley porterebbe la stazza che ci manca e sarebbe un upgrade di proporzioni indescrivibili rispetto a Bradley, ma in ottica playoffs non coprirebbe le lacune di Vooch. Per Young vale lo stesso discorso di Taj, il quale però sono convinto che a livello difensivo sia più completo perché in grado di proteggere meglio l’area. Beli aggiungerebbe un po’ di spacing – e male non può fare-, mentre Tyrus e Ron sarebbero due meravigliose scommesse che potrebbero vincere l’MVP delle Finals o farsi tagliare in tre giorni. Avrei voluto aggiungere “… e tutto quello che ci sta in mezzo”, eppure in cuor mio so che scenari intermedi non possono appartenere ad universi paralleli che comprendono un viaggio nel tempo di quei due lì.
Meglio i Bulls del 2011 o del 2021?
Risposte: 2011 6; “se ne riparla a fine stagione” 4; 2022 0.
Tifosi Bulls: La differenza fondamentale fra le due squadre è una e veste – o meglio, vestiva – la canotta numero uno, come ricorda Gherardo che non vede come quelli di oggi possano essere meglio perché non c’è Derrick Rose. Avere il più giovane MVP di sempre è certamente un lusso per pochi, ma una squadra non è composta da un solo giocatore, pur trattandosi di un talento generazionale, e questo spinge Carlo a pensare che quelli del 2011 erano più forti come talento puro; quelli di oggi li vedo più adatti a una cavalcata ai playoffs. 2011 per affetto ma rifammi la domanda quando finisce la stagione, chiude diplomaticamente Samuele, ben conscio che siamo solo a metà del percorso per i ragazzi del ‘22 che tanto ci stanno facendo divertire.
E poi c’è quella cosa che tutti pensiamo e che Massimiliano ha avuto il coraggio di scrivere, per cui la copio e incollo così com’è: dopo il 2011 sinceramente pensavo al titolo: ROSE ERA IMMENSO E THIBS ALTRETTANTO, POI QUEL MALEDETTO INFORTUNIO CI HA PRIVATO DI UN TRAGUARDO ALLA PORTATA.
Cosimo: I Bulls di Coach Thibs sono nel cuore di tutti i tifosi, ma è anche vero che ogni generazione è giusto abbia i suoi miti. Io per quei ragazzi mi lancerei dentro un vulcano attivo a cavallo di uno squalo imbottito di esplosivo e quando sento la voce di Joakim Noah dire qualunque cosa sento il bisogno impellente di strappare un rimbalzo nel traffico urlando come un pazzo, quindi mi auguro vivamente che questi Bulls facciano breccia nel cuore dei più giovani come seppero farlo quelli di dieci anni fa.
Quanto al campo, quei Bulls avevano tre giovani all-star di cui un MVP e un DPOY, per cui mi sentirei di scegliere loro in un eventuale incontro. Questi Bulls hanno qualche lacuna in più ma offensivamente sono superiori, avendo due realizzatori del calibro di DeMar e Zach e un lungo come Vooch, per cui sarebbe sicuramente una bella sfida fra due squadre con filosofie opposte.
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Ci sarebbe stata anche una domanda riguardante un ipotetico tragitto in ascensore in compagnia di un famoso ex dirigente NBA ora passato alla stampa, ma credo sia meglio che alcuni pensieri rimangano all’interno di una chat fra tifosi. Sono felice di poter condividere con loro questo momento dopo un periodo sportivamente buio, però, talvolta, è importante anche sapere quando è il momento di stare in silenzio.
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