“Abbiamo preso il nuovo Greg Oden”.
Con questa frase, abbastanza inopportuna e decisa, ho dato sfogo a tutta la mia delusione irrazionale e frenetica, data dal fatto che la più grande gioia sportiva per i fans Pistons dai tempi dei WallaceVille abbia dovuto iniziare la stagione partendo dai box.
Di chi stiamo parlando? Ovviamente della scelta numero 1 allo scorso Draft: Cade Cunningham.
Tralasciando un infortunio alla caviglia, e le mie conseguenti crisi isteriche, ora dopo ben 8 partite disputate come possiamo giudicare e mettere in prospettiva quest’avvio di stagione per l’ex Oklahoma State?
Un’analisi completa non può che partire dal non bellissimo record di 4-10 dei Pistons. Record che mette subito in prospettiva ogni singolo aspetto da analizzare sia di squadra che individuale; Detroit è un cantiere aperto che ha iniziato a mettere delle fondamenta solide non solo con Cunningham, ma pur sempre un cantiere rimane. Un esempio banale: pensate al quintetto Hayes-Cunningham-Bey- Grant- Stewart. Ecco, di questi, per legge, solo uno può uscire a bere in pubblico.
Questo è un esempio rapido ed indolore per farvi capire che sì, Detroit è 4-10 e probabilmente avrà un’altra scelta in alta lottery, ma che il tempo, e solo il tempo, potrà fare giustizia al lavoro del GM Weaver.
La squadra è giovane e sarà altalenante, Cunningham è quindi “condannato” a mostrare tutto il suo talento e la sua maturità in un sistema che non è certamente ottimale, e che spesso porterà l’occhio esterno a giudicare negativamente anche Cunningham stesso.
Vi invito però a non soffermarvi alla lettura singola della situazione, non dobbiamo avere una visione limitata e il nostro modo di pensare deve essere: Cade è questo, in questa situazione, immaginiamo cosa possa essere se messo all’interno di un sistema dove il Def. Rating non è 110.3 con un Off. Rating di 99.8.
E nonostante ciò, dopo solo nove partite, il buon Cade è già entrato nella parte giusta della storia:
Cade Cunningham (20 yrs, 51 days) became the youngest player in NBA history with at least 25 pts, 8 rebs, 8 asts and 5 3FGM in a game. He is followed by LeBron James (20 yrs, 100 days), Trae Young (20 yrs, 163 days) & Luka Doncic (20 yrs, 248 days). #Pistons
— Pistons PR (@Pistons_PR) November 16, 2021
(via @EliasSports)
E per chi se le fosse perse, eccole qua tutte le triple nella sconfitta, batosta contro i Kings:
Nonostante quest’ottima prestazione sarebbe miope e non onesto non dire che Cunningham stia tirando appena decentemente. Infatti, nonostante queste cinque triple ed il raggiungimento nella storia di due mostri sacri come LBJ e Luka [commento dell’editore: “ma che ti ha fatto di male Trae?”], le percentuali al tiro della prima scelta sono alquanto orripilanti:
27.6 3P%, 34.8 Fg% con un accettabile 44.4 di Adjusted FG% in Catch and Shoot per 0.889 Punti per Possesso.
Solitamente quando abbiamo a che fare con queste cifre le cause sono due: selezione di tiri da rivedere o meccanica da aggiustare. Grazie alla clip possiamo concludere e dedurre che per Cunningham non è un problema di shot selection, ma che la maggior parte dei tiri ha ragione di esistere. Andrei quindi ad analizzare e migliorare la forma del tiro, partendo dalla spinta dei piedi: se fate caso molti tiri arrivano corti, un po’ per una spinta non ottimale e adeguata ed un po’ per la tendenza a gettare il corpo all’indietro nel salto. Ma per un’analisi completa lancio il guanto di sfida al mio amico Andrea Snaidero, che sicuramente mi maledirà per questo.
Altro punto delicato per l’attacco di Detroit e Cunningham, che ne è la point forward designata, sono le palle perse: 3,6 a partita, che ironicamente e amaramente è anche il numero di assist a partita.
Palle perse che sembrano essere frutto di un adattamento alla difesa NBA ancora non completo: passaggi soft, prevedibili, che non tengono conto della fisicità e dell’abilità nel leggere l’attacco del difensore NBA medio. Nulla di irreparabile e che non possa essere aggiustato se si dà l’opportunità a Cunningham stesso di avere tempo per adattarsi e migliorare.
Raggiungere una decente percentuale al tiro con una assist/turnover ratio migliore è decisamente alla portata della scelta #1 nel breve e medio termine, i tifosi Pistons non devono essere ansiosi riguardo ciò.
Cambiamo lato del campo e andiamo ad analizzare, statistiche alla mano, l’apporto difensivo di Cade.
Con l’aiuto di Synergy Sports scopriamo che, come tutta Detroit, anche Cunningham è un difensore pessimo in quest’avvio di stagione: 81 possessi come difensore primario, 95 punti concessi, 1.173 punti per possesso, 65.4 di AdjustedFG%, 48.1 di Scoring%. Cunningham è quindi nel 4° percentile, 366esimo su 381 giocatori davanti solo a proverbiali pali della luce come Garza, Bertāns, Mamuk’elashvili e Morris Sr.
Errori difensivi di lettura, di posizionamento e di classica miopia da “guardo la palla ma perdo il mio uomo”: flare screen non intuiti o letti in maniera superficiale, farsi mettere in jail dietro al palleggiatore sui pick’n’roll e tutte quelle situazioni dove si vede la differenza tra un rookie ed un giocatore al secondo o terzo anno.
Come detto però non dobbiamo farci prendere dall’ansia e dalla fretta nel giudicare, anche decontestualizzando, un giocatore nato nel 2001 che sta disputando le sue prime gare in NBA con un infortunio alle spalle e che, oggettivamente, si trova in un contesto di squadra che non è stato certo simbolo di solidità negli ultimi anni.
Il futuro è incerto, ma Cunningham ha tutto per migliorarsi, migliorare Detroit e spiccare il volo.
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