Nella storia della NBA è capitato spesso di osservare molti giocatori che vengono scambiati ripetutamente tra le diverse squadre, un po’ per caratteristiche tecniche e un po’ per motivi contrattuali. Le franchigie della lega cercano di ruotare con continuità vari giocatori in modo da capire quali possano essere quelli più adatti alla propria situazione, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi componenti dei vari roster.
Ish Smith è sicuramente l’esempio più lampante del concetto di giocatore – giramondo che abbiamo appena descritto. Con il recente passaggio agli Charlotte Hornets, ha addirittura pareggiato il record per il maggior numero di squadre girate: il record di 12 canotte indossate lo condivide con Joe Smith, Chucky Brown, Jim Jackson e Tony Massenburg. E non è detto che non riesca a migliorare ulteriormente questo score.
Riuscire a dare continuità alle proprie prestazioni con questi perpetui cambiamenti di scenario è di una complessità sovrumana: nuovi schemi, nuovi compagni e nuovi allenatori con frequenza quasi annuale non danno serenità e costanza al lavoro di qualsiasi giocatore. Smith, tuttavia, ha imparato ad affrontare tutta questa complessità con spirito proattivo e sempre volto al cambiamento e all’adattamento rispetto alle richieste delle varie franchigie.
“The next move is the best move”
Ish Smith in un’intervista per ESPN.
Questa frase racchiude il suo mantra. Dal momento in cui ha capito che il suo percorso nella lega (iniziato da undrafted in uscita da Wake Forest) sarebbe stato così in salita, Smith ha solo pensato ad affrontare la prossima sfida con il giusto atteggiamento. Al momento il contatore dice 12 squadre per altrettante stagioni e la situazione è migliorata leggermente solo grazie alla recente parvenza di stabilità tra Detroit e Washington.
Trovare la propria casa
Una conseguenza diretta di questo continuo girovagare per l’America è il fatto di non avere un posto da poter chiamare casa. La stabilità di un posto sicuro accompagna le persone nel corso della loro vita, ma questo non è il caso di Smith.
In passato, ha dichiarato che per ovviare a questa problematica si è spesso trovato costretto ad alloggiare in hotel oppure a sfruttare l’ospitalità dei suoi compagni di squadra. Come accennato in precedenza, il primo vero momento stabile della sua carriera arriva con la firma di un triennale con i Pistons e proprio durante quell’esperienza ha finalmente comprato la sua prima casa dall’inizio della sua lunga carriera NBA.
La sicurezza del proprio percorso arriva anche grazie al miglioramento delle prestazioni, Smith è riuscito a costruirsi nel tempo una nomea da point guard di riserva affidabile e in grado di gestire l’attacco in maniera concreta e dinamica. La breve esperienza a Philadelphia negli anni del Process è stato un importantissimo propulsore per la sua permanenza nella lega: in circa metà stagione da playmaker titolare con i Sixers ha convinto molti scettici e ha solidificato la sua reputazione.
Nel corso della recente offseason ha firmato un biennale con gli Hornets da nove milioni totali. Cosa può significare questa firma? Smith è originario di Charlotte e ha disputato tutta la sua carriera giovanile tra la Central Carrabus High School e il college di Wake Forest ed era considerato un vero e proprio astro nascente in North Carolina.
Charlotte ha la possibilità di essere finalmente il suo vero e proprio luogo sicuro, in quella che verosimilmente sarà una delle sue ultime esperienze nella lega. Il suo nido d’infanzia potrebbe quindi permettergli di chiudere il cerchio in maniera diametralmente opposta rispetto alla confusione e all’incertezza provata per la sua lunga carriera NBA.
Casa è il posto giusto
L’abitazione è dove ogni persona si sente a proprio agio grazie alla sicurezza che questo luogo porta con sé in tutti i suoi aspetti. In questo momento gli Hornets e il loro modo di giocare a pallacanestro, sembrano essere a ciò che più si avvicina al concetto di casa per Smith ed è per questo motivo che il connubio sembra essere perfetto.
Con l’arrivo di James Borrego in North Carolina, Charlotte ha cercato anno dopo anno di aumentare il ritmo di gioco per puntare tutto sui punti facili in arrivo dalle frequenti azioni in transizione. LaMelo Ball ha incarnato fin da subito questo pilastro concettuale del proprio coach spingendo sull’acceleratore in ogni singolo possesso. Nella passata stagione, il ruolo di point guard di riserva era interpretato da Devonte’ Graham che, per caratteristiche tecniche e atletiche, non riusciva a garantire questa velocità asfissiante richiesta dalla squadra.
Con la sua partenza in estate, gli Hornets hanno naturalmente optato per l’approdo di Smith che senza alcun dubbio avrebbe potuto interpretare questo ruolo in maniera perfetta, garantendo velocità, pressione al ferro e una buona gestione della palla. In queste prime settimane di stagione Smith ha rispettato le aspettative in tutto e per tutto, mettendo in luce la qualità di questo matrimonio tecnico tra Charlotte e il giramondo più famoso d’America, finalmente a casa sua.
Il principale aspetto tecnico dove Smith sta brillando è la capacità di segnare in transizione. Grazie alla sua velocità fuori del comune e al suo grande atletismo riesce a spingere con continuità sull’acceleratore garantendo allo staff la possibilità di organizzare la second unit nello stesso identico modo rispetto ai cinque titolari. Poter puntare su questa similitudine tra le due point guard della squadra agevola molto l’operato di coach Borrego e, per il momento, sembra giovare alla qualità generale del gioco.
Tuttavia, Smith non porta solo questo. La sua lunga storia nella lega gli ha permesso di avere una conoscenza profonda di tutto l’ambiente: portare questa saggezza in una squadra giovane e acerba come gli Hornets può far bene alla crescita di tutti i componenti del roster. Ish è un veterano vero che riesce a insegnare ai propri compagni ad essere consistenti in ogni uscita e questo è lo step più importante che un gruppo di talenti inesperti può fare.
Questo aspetto è tangibile solo osservando la qualità della sua difesa in queste prime uscite. Smith, come sapete, è fisicamente limitato e per questo motivo non è considerabile come un difensore anche solo di buon livello. Tuttavia, osservandolo in azione riesce ad essere sempre al posto giusto per influenzare in qualche modo il flusso offensivo degli avversari. Questo spirito riesce a condizionare positivamente tutti i giovani compagni alzando il livello di intensità di tutta la squadra. Questa stoppata in aiuto su Bruce Brown ne è un esempio lampante.
Smith ha la possibilità di sfruttare una delle sue ultime occasioni nella lega giocando nella sua città natale e in un sistema che può definire a tutti gli effetti come casa sua. Charlotte è il luogo dove il giramondo più famoso della NBA potrà giocare come meglio sa fare e dove potrà soggiornare con tranquillità, almeno fino al prossimo cambiamento.
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