Preview Raptors 21/22: stagione per il futuro o per il presente?

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Copertina di Sebastiano Barban

Arrivi: Goran Dragić (G), Precious Achiuwa (F),  Scottie Barnes (F), Dalano Banton (F), Svi Mykhailiuk (G), Isaac Bonga (F), David Johnson (G), Justin Champagnie (F)

Partenze: Kyle Lowry (G), Aaron Baynes (C), Stanley Johnson (F), DeAndre Bembry (G), Rodney Hood (F), Paul Watson (G)

Depth Chart*

PG: Fred VanVleet, Malachi Flynn, ,Dalano Banton, Isaac Bonga
G: Goran Dragić, Gary Trent Jr, Svi Mykhailiuk, David Johnson
SF:  OG Anunoby, Scottie Barnes, Justin Champagnie, Sam Dekker
PF: Pascal Siakam, Precious Achiuwa, Yuta Watanabe
C: Khem Birch, Chris Boucher

Passata stagione

Il 2020/21 è stato una via crucis per i Raptors. Le difficoltà che hanno portato ad una stagione deludente sono arcinote, partendo dalla relocation a Tampa. La squadra non è mai riuscita a trovare la propria tranquillità mentale e dopo un avvio alquanto stentato, Toronto aveva dato l’impressione di poter ribaltare l’andamento verso fine gennaio. A quel punto però, ci ha pensato il covid a dare la definitiva spallata alle aspirazioni da playoff della squadra, facendo deragliare definitivamente l’annata. Le tante difficoltà hanno finito per rendere l’ambiente stressato, con Nurse che a mezzo stampa si è lamentato a più riprese dei singoli e della squadra.

Un disastro di tale proporzioni ha però portato ad un piacevole ed inaspettato regalo, la scelta numero 4 al draft. Tale colpo di fortuna è stato utilizzato per selezionare Scottie Barnes, nonostante in tanti pensassero che Jalen Suggs potesse rappresentare un fit migliore con l’attuale roster. Questa scelta, unita a quelle che hanno portato sempre dal draft Johnson e Banton, rappresenta perfettamente l’idea di basket che Toronto ha deciso di perseguire nel suo percorso di ricostruzione. La rosa a questo punto è piena di giocatori intercambiabili, e Barnes può diventare un difensore di impatto assoluto che potrebbe essere la chiave di volta per lo schema costruito da coach Nurse.

Il presente dei Raptors , il sistema Nurse

Quando ho iniziato a pensare alla rotazione dei Raptors mi sono trovato in estrema difficoltà. Dei giocatori riportati, solo 3 giocatori sono più bassi di 1,98m e nessuno supera i 2,06m. Tra i giocatori listati a 6’9”, figurano Dalano Banton, che in Summer League ha giocato principalmente da playmaker, Boucher e Birch, entrambi centri per professione. Già da questa breve disamina, si può intuire quanto i Raptors abbiano completamente abbracciato il concetto di position-less basketball abbandonando i ruoli tradizionali. L’intercambiabilità elevata ad arte, anche a costo di una ridondanza tecnica.

Tutte le ali presenti a roster sono in grado di mettere palla per terra e spingere in transizione, ma nessuno sa crearsi un vantaggio decisivo dal palleggio. I centri sono tutti capaci di cambiare contenendo le penetrazioni delle guardie avversarie pur con i loro limiti, ma nessuno diventerà la boa attorno cui costruire una drop coverage.

Anche in preseason si sono visti dei pattern riconducibili alla passata stagione. Nelle partite contro i Sixers, spesso i Raptors hanno concesso troppo facilmente i mismatch che Philadelphia cercava per poi poter operare in post basso. La risposta di Toronto, come nel recente passato, è stata quella di portare dei raddoppi. Questi però, arrivando spesso dalla linea di fondo, creano uno sbilanciamento della difesa che finisce per concedere facili conclusioni da 3 agli avversari. In una lega in cui ogni giocatore è sempre più pronto a scoccare la conclusione dalla lunga distanza, questa tattica è piuttosto rischiosa. Non a caso, lo scorso anno i Raptors hanno concesso un volume nella media condito da una tasso di conversione piuttosto elevato (29°).

Per cambiare tale tendenza servirà qualche adattamento da parte di Nurse. Che arriverà sicuramente, ma che probabilmente porterà i Raptors a scoprirsi in un’altra zona, continuando a concedere canestri semplici agli avversari. A prescindere, la coperta è e rimane corta, soprattutto in contumacia di Siakam che sarà costretto a saltare il debutto di stagione per via di alcune noie fisiche.

L’assenza dell’ala camerunese costringerà inoltre la squadra a ridisegnare almeno parzialmente le gerarchie offensive. In una rosa con già degli evidenti limiti di creazione dal palleggio, lo scettro di prima punta offensiva verrà assegnato, almeno inizialmente a OG Anunoby. Perché sì, i suoi evidenti miglioramenti lo rendono il chiaro favorito per sobbarcarsi il ruolo, ma attorno a lui pare difficile trovare qualcuno che possa essere in grado di dargli una mano.

Particolare ancora più importante, ben pochi dei giocatori in rosa sono dei buoni tiratori da 3. Dettaglio non da poco se si considera che i Raptors sono fra le squadre che hanno preso più triple lo scorso anno.  Da questa premessa, si può immaginare che la maggior parte delle difese avversarie scommetterà sulla qualità dei tiratori di Toronto, consapevoli che chiudere l’area sia di vitale importanza per non mettere in ritmo l’attacco dei canadesi. Questa premessa tecnica è la radice dei problemi di stagnazione offensiva che si sono visti lo scorso anno e che molto probabilmente si ripresenteranno in quest’annata.

Il presente dei Raptors, i singoli

Sarà poi interessante capire come si ri-delineeranno i compiti col rientro di Siakam. Pascal rispetto ad Anunoby è un miglior palleggiatore, il che gli concede maggiori opportunità di arrivare a canestro e di conquistare falli. OG al contrario è un miglior tiratore, sia dal palleggio che sugli scarichi. La variabile più difficile da decifrare è invece Dragić, che per quanto in là con gli anni è ancora capace di andare in penetrazione a piacimento. Dovesse rimanere, sarebbe sicuramente in grado di offrire un contributo positivo in attacco, aiutando i tanti giovani in rosa, in primis Malachi Flynn. Il secondo anno ex Oregon pare più deciso dello scorso anno al tiro, non ancora a sufficienza in penetrazione. Avere un giocatore della esperienza dello sloveno con cui operare potrebbe aiutarlo enormemente.

Oltre a Dragić, l’altra contropartita ottenuta da Ujiri dalla sign&trade di Lowry è Precious Achiuwa. L’ex Miami non ha esitato a mettere in luce le sue qualità nella preseason, mostrando un repertorio ben più vasto di quanto fatto vedere con gli Heat. Più volte lo si è visto partire in contropiede direttamente da rimbalzo difensivo, per poi prendere con convinzione parecchie conclusioni dal palleggio. Quasi al punto di sembrare la copia di Siakam. Nella propria metà campo invece Achiuwa ha mostrato ancora qualche difficoltà nel riempire l’area per via della sua limitata stazza. Problema che si sovrappone perfettamente con Boucher e Birch, motivo per cui è possibile che i Raptors possano soffrire a rimbalzo difensivo. Se Achiuwa dovesse vincere il ballottaggio con l’ex Magic conquistando il posto da centro titolare, sarebbe una vittoria per lui e per il progetto.

A dargli una mano, soprattutto quando giocherà con le seconde linee, sarà Barnes. Il rookie pare capace di poter impattare le partite dal primo giorno in NBA, se non altro sul lato difensivo. Uno contro uno rischia di essere già adesso una delle migliori ali della lega. Dovrà per forza di cose imparare i meccanismi di una difesa dinamica come quella di Nurse, ma i mezzi atletici sono tutti li da vedere.

In attacco ha già dimostrato di poter segnare dai 3-5 metri, un netto passo in avanti in confronto a quanto visto a Florida State. Il fine ultimo è arrivare ad avere un tiro rispettabile da 3, obiettivo però che sarà fuori dalla sua portata nei primi anni di carriera. Gli altri debuttanti, da Banton a Jonhson, probabilmente giocheranno principalmente in G-League con i 905.

Pronostici per l’annata

Di fronte a una estremizzazione così marcata della rosa con la ricerca assoluta di duttilità tattica, è difficile avere una idea precisa di cosa possano fare questa stagione. Tanto potrebbero arrivare ai playoff, tanto potrebbero fare un veloce ritorno nella tonnara della lottery. Quali saranno i fattori a discriminare il successo dall’insuccesso?

Anche questo quesito ha due chiavi di lettura, una a corto raggio l’altra a lungo. Nel primo caso, vedere Anunoby capace di segnare con continuità dal palleggio sarebbe un’ottima notizia. Se poi riuscisse ad attestarsi sui 20 punti a partita, la sua candidatura come MIP o addirittura come All Star non sarebbe una follia. Dell’ascesa di Achiuwa non mi dilungo oltre, di conseguenza è arrivato il momento di nominare colui che probabilmente sarà l’ago della bilancia di quest’annata. Pascal Siakam.

Durante lo scorso anno, il suo malcontento è venuto a galla per via di alcuni battibecchi con Nurse. Se non riuscisse a ricucire il suo rapporto dopo le difficoltà della precedente stagione, si potrebbe anche pensare ad uno scambio. Al contrario, se Siakam si reintegrasse nel sistema Raptors, le possibilità di raggiungere la post-season aumenterebbero a dismisura. Non la certezza, perché la Eastern Conference è più caotica che mai e piena di concorrenti agguerrite.

A lungo termine il successo verrà determinato dai giovani. Questo doppio punto di vista potrebbe rappresentare un problema per i Raptors, divisi tra il desiderio di rimanere rilevanti e quello di portare avanti la rifondazione del post titolo. Spesso, in queste situazioni le squadre tendono ad avere maggiori difficoltà nel rispondere ai problemi. Non saranno probabilmente combattivi come, per esempio, i Knicks o i Bulls, per quanto magari più talentuosi. Per questo motivo, ad oggi è facile pensare che Toronto possa arrivare ai play-in, ma non tra le prime 6.

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Alexandros Moussas
Alla tenera età di 9 anni, mio zio mi fece scoprire il basket NBA, facendomi guardare con lui le finali del 98. Con Tavcar nelle orecchie e Micheal Jordan ad alzare il trofeo, mi innamorai dei perdenti, gli Utah Jazz. Da quel momento, nulla è cambiato. Io continuo a tifarli, e loro continuano a non vincere.