Con la stagione in avvicinamento ad ampie falcate (ma mai abbastanza in fretta) e l’attuale assenza di basket giocato di cui discutere, è giunto quel momento dell’anno in cui si comincia a lanciarsi in previsioni sui premi stagionali, sui candidati possibili e sulle potenziali sorprese.
Storicamente il Rookie of the year è un premio relativamente scontato. I vincitori generalmente ricadono tra i rookie scelti tra le primissime scelte: giocatori che evidentemente hanno delle qualità e che spesso si ritrovano a giocare in contesti poco competitivi, in cui hanno ampio minutaggio e possibilità di collezionare statistiche altisonanti.
I veri e propri vincitori a sorpresa sono stati pochi negli anni. Il più eclatante della storia recente è certamente Malcolm Brogdon, chiamato con la 36esima scelta nel 2016. L’altro esempio più noto è Michael Carter-Williams, scelto comunque in lottery nel suo draft (11esima scelta), e che grazie ad un contesto di bassissimo livello riuscì ad avere statistiche grezze notevoli.
Per il resto, negli ultimi anni il premio è andato sempre ad un giocatore scelto in top3: Wiggins, Towns, Simmons (qui ci sarebbe l’asterisco Mitchell), Doncic, Morant, Ball. Quest’anno i favoritissimi sono quindi Cade Cunningham, Jalen Green ed Evan Mobley, ma trattarli per l’ennesima volta potrebbe risultare noioso e nulla ci trattiene dall’analizzare dei possibili, per quanto magari improbabili, candidati a sorpresa, un esercizio certamente più stimolante.
Jalen Suggs
Il primo candidato è Jalen Suggs, l’ex stella di Gonzaga ed ex stella del football all’high school, scelto dagli Orlando Magic con la quinta scelta assoluta. Suggs rappresenterebbe una sorpresa relativa, è comunque un prospetto top5 e per lungo tempo è stato considerato un prospetto top3 della classe, salvo poi scendere leggermente in sede di draft. In ogni caso, non è tra i favoritissimi e non è uno dei rookie più cool e chiacchierati, quindi rientra nella nostra lista.
Suggs ha giocato solo 3 partite nella Summer League di Las Vegas, viaggiando a 15.3 punti, 6.3 rimbalzi, 2.3 assist e 1.7 rubate, ma in quei 66 minuti totali ha già mostrato di essere un giocatore estremamente concreto e maturo.
Suggs è capace di riempire il tabellino in ogni sua parte, grazie alle sue spiccate qualità in entrambe le metà campo e, nonostante le percentuali non straordinarie, si è dimostrato più aggressivo in Summer League rispetto al periodo a Gonzaga.
Inoltre, Orlando appare ancora come un cantiere a cielo aperto, con tanto talento ammassato ma senza vere gerarchie. In un contesto del genere, Suggs potrebbe diventare rapidamente il leader sul campo grazie alle sue doti di leadership messe in mostra più volte nella run di Gonzaga della scorsa stagione.
In sostanza, l’ex Bulldogs ha le qualità tecniche, la leadership, un’aggressività inaspettata e probabilmente lo spazio per avere delle statistiche notevoli che potrebbero renderlo la migliore matricola dell’anno.
Joshua Giddey
Dopo LaMelo Ball, il ROY 2021 andrà alla nuova sensation in arrivo dall’Australia? Difficile, molto difficile, anche perché non abbiamo avuto modo di vedere Giddey nemmeno in Summer League, visto che si è infortunato dopo soli 4 minuti di gioco. Però ci sono alcuni ragioni per cui potrebbe avere una stagione al di sopra delle aspettative.
Innanzitutto, così come per LaMelo a cui veniva sempre contestata una certa immaturità, Giddey viene da una stagione in un campionato competitivo come la NBL e sappiamo tutti qual è stato l’impatto di Ball con l’NBA. E se vogliamo essere precisi, pur non lanciandosi in paragoni scomodi e stupidi, Giddey ha disputato una stagione migliore di LaMelo in NBL.
Un’altra ragione è lo spazio e il minutaggio. Considerando l’investimento fatto su di lui con la sesta scelta assoluta e il livello globale del roster, i Thunder vorranno metterlo al centro del progetto fin da subito e nelle gerarchie partirà dietro solamente alla stellina Shai Gilgeous-Alexander.
Il nativo di Melbourne, già dotato di grandi qualità da giocatore all-around che lo hanno portato a registrare svariare triple doppie in NBL, si ritroverà in un contesto senza grosse ambizioni nell’immediato, senza grossa pressione, con tanti palloni a disposizione e la possibilità di accumulare statistiche. La ricetta perfetta per un ROY a là Michael Carter-Williams?
Chris Duarte
Chris Duarte rappresenta la quota “Malcolm Brogdon” dell’articolo, giocatore con cui peraltro condividerà il campo.
Il dominicano è stato scelto molto più in alto dell’ex guardia di Virginia, ma così come quest’ultimo entra nella lega da 24enne ed è lecito aspettarsi (se non quasi pretendere) un impatto notevole fin da subito. Oltre all’età avanzata per un rookie, Duarte condivide con Brogdon anche tante caratteristiche tecniche: il giocatore di Oregon arriva nella lega come un ottimo tiratore, solido in entrambe le metà campo e capace e disposto a rendersi utile facendo un po’ di tutto.
Duarte ha mostrato di essere quasi già al di sopra del livello della Summer League, viaggiando a 18.3 punti, 4.0 rimbalzi, 3.8 assist, 2.5 rubate, 1.8 stoppate con ben il 48% da 3, mettendosi in luce come un giocatore completo e versatile. Si prospetta quantomeno come un solido 3&D fin dal via, con le qualità per essere anche qualcosina in più.
Inoltre, dopo aver mancato l’approdo ai Playoff nella scorsa stagione, il messaggio lanciato dai Pacers con la sua scelta è chiaro: vogliamo essere più competitivi possibili.
La franchigia dell’Indiana ha i suoi pilastri principalmente tra i lunghi (Sabonis, Turner) e tra le guardie (Brogdon, LeVert) ma sono corti tra le ali, vista anche l’assenza a tempo indeterminato di TJ Warren per infortunio.
Indiana Pacers forward TJ Warren will undergo surgery to repair a stress fracture in his left foot, sources tell ESPN. He will be out indefinitely.
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) December 31, 2020
Duarte, per caratteristiche e taglia, può essere fin da subito il complemento ideale per il core dei Pacers, andando a supportare i vari creatori con difesa e tiro.
Uno scenario in cui il rookie dei Pacers contribuisce fin da subito, riempie bene il tabellino e gioca del basket vincente non è poi così impossibile.
Moses Moody
Nella notte del draft molti si sono stupiti nel vedere Moses Moody scendere fino alla 14 e soprattutto si sono stupiti che molte squadre lo abbiano fatto finire nelle mani degli Warriors e di Steve Kerr.
Nonostante la giovanissima età (nato a maggio 2002), Moody gioca come un veterano e corrisponde ad un tipo di giocatore molto ricercato ed utile nell’NBA moderna, con la sua taglia, la perimetralità offensiva e l’assenza di veri e propri punti deboli difensivi.
In Summer League ha dato prova della sua prontezza per questi livelli di competizione, viaggiando a oltre 16 punti di media, tirando oltre 6 triple a gara e segnandole con il 37%.
D’altro canto, Steve Kerr pretende dai suoi giocatori un certo livello di preparazione tattica e non è mai semplice essere pronti e inseriti in squadra fin dall’inizio. Vista però l’attuale assenza e l’incertezza data dalla situazione di Klay Thompson, i Warriors potrebbero dover trovare qualcuno pronto a sostituirlo fin da subito, che possa aggiungere tiro ma soprattutto difesa perimetrale sulle guardie avversarie.
Ovviamente non ci si può aspettare che un rookie possa avere lo stesso impatto di un futuro Hall of Famer ma, con queste premesse, Moody potrebbe essere gettato nella mischia fin da subito e potrebbe avere spazio e responsabilità.
Il prodotto di Arkansas si è sempre dimostrato più pronto di quanto la sua età anagrafica lasciasse intendere e magari, accompagnato e aiutato da dei grandissimi esponenti di questo sport come Steve Kerr, Stephen Curry, Draymond Green, potrebbe rientrare nel discorso per il miglior rookie della stagione.
Alperen Şengün
Il giovane lungo turco, scelto con la 16esima scelta assoluta dagli Oklahoma City Thunder e poi scambiato agli Houston Rockets, certamente non è uno dei frontrunner per la vittoria del Rookie of the year, ma ha già stupito in passato e sa cosa vuol dire vincere premi individuali di una certa importanza. Şengün infatti è diventato l’MVP del campionato turco a soli 18 anni, grazie ad una produttività straordinaria che ha garantito i playoff alla sua squadra.
Quindi Şengün arriva nella lega già dotato di una grande esperienza a livello professionistico, nonostante la giovane età. Esperienza che ha dimostrato ampiamente anche in Summer League, viaggiando a 14.5 punti, 11.0 rimbalzi, 2.8 assist, 3.0 stoppate e 1.2 rubate di media e apparendo già molto avanzato in termini di letture e controllo del gioco.
Inoltre i Rockets saranno un altro contesto in tumultuoso sviluppo, con tanti rookie e con delle gerarchie che non saranno chiarissime fin da subito. Ovviamente Jalen Green è l’indiziato numero uno per essere il rookie più in vista ma, in uno scenario in cui quest’ultimo incontri difficoltà, Sengun potrebbe disputare una stagione da protagonista. Anche perché il turco, dal canto suo, è un giocatore che si è dimostrato molto offensivo e produttivo ad ogni livello e nel premio di Rookie of the year viene data grande importanza alle statistiche grezze.
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