La Regular Season che si è appena conclusa è stata una delle più particolari di sempre. Tra pandemia, infortuni causati dal calendario serrato e minor numero di partite giocate, è possibile che mai come quest’anno la classifica della Regular Season sia stata lontana dai veri rapporti di forza che inevitabilmente emergeranno ai playoff.
O forse no…una cosa simile si diceva anche prima dei playoff 2015, quando la stagione da 67 vittorie dei Golden State Warriors venne bollata da gran parte del pubblico come un fuoco di paglia in attesa del vero palcoscenico, dove Clippers e Spurs si sarebbero date battaglia senza esclusioni di colpi. Sappiamo tutti com’è andata: Golden State veleggiò verso il primo titolo dell’era Curry e nessuna tra Clippers e Spurs arrivò nemmeno alle finali di conference.
A volte la Regular Season dà indicazioni più forti di quanto crediamo, quel che resta da capire è se quest’anno dobbiamo fidarci di quanto visto finora o no.
1) Brooklyn Nets
Record: 48-24, 2° posto ad Est
Net Rating: +4.2
Probabilità di raggiungere le Finals: 40%
Probabilità di vincere l’Anello: 25%
I Nets al primo posto potrebbero risultare una sorpresa per molti, soprattutto alla luce dei molti infortuni alle loro tre stelle e del settimo Net Rating della lega. Vi do però una piccola curiosità statistica: Durant, Harden ed Irving hanno giocato complessivamente 120 gare in maglia Nets quest’anno, il che vuol dire che, mediamente, i Nets hanno giocato circa due partite su tre con due di loro in campo, ed una su tre con solo uno di loro in campo.
I Nets hanno fatto scendere in campo 27 giocatori diversi, hanno sperimentato ogni tipo di lineup che potessero sperimentare, forse anche esagerando sotto questo aspetto. Sta di fatto che, nonostante quanto appena detto, i Nets sono stati in lotta per il primo posto ad Est fino alla fine della Regular Season, e con ogni probabilità avranno a disposizione almeno due dei tre tenori ogni notte, verosimilmente tutti e tre.
I minuti in cui Durant è stato in campo insieme anche solo ad un altro dei titolari sono stati a dir poco dominanti (la peggiore 2-man lineup tra queste è Durant-Irving, in cui il Net Rating è stato comunque +8.1!). Se a tre dei migliori attaccanti della lega aggiungete come contorno Joe Harris, Jeff Green, Bruce Brown, Nicolas Claxton, DeAndre Jordan, un Blake Griffin sembrato magicamente ringiovanito (non più quello di due anni fa, ma nemmeno quello di inizio stagione) ed uno tra Shamet e Luwawu-Cabarrot, credo che i Nets presentino il miglior mix di talento ed adattabilità all’avversario di turno della lega.
Certo, rimane il punto di domanda della difesa, ma mai come quest’anno non ci sono squadre senza punti di domanda: di solito, in questi casi a scommettere sul talento spesso ci si prende. Utilizzeranno il primo turno come riscaldamento in vista della serie per loro più complicata ad Est, con buona probabilità contro i Bucks.
Unica cosa a cui prestare attenzione: tra loro ed il titolo ci saranno tre serie tutt’altro che semplici. In 21 partite molte cose possono andare storte, soprattutto se il tuo miglior giocatore è apparentemente la superstar più fragile della lega.
2) Los Angeles Clippers
Record: 47-25, 4° posto ad Ovest
Net Rating: +6.1
Probabilità di raggiungere le Finals: 40%
Probabilità di vincere l’Anello: 20%
In tutta onestà, non mi sarei aspettato di arrivare a fine anno e pensare che i Clippers fossero meglio attrezzati per vincere l’anello rispetto ai Lakers. Eppure, complici gli infortuni e l’aria pesante (almeno così sembra dall’esterno) dello spogliatoio Lakers, eccoci qua.
Occhio però a pensare che i Clippers siano i favoriti ad Ovest solo per demeriti altrui: i meriti di Lue sono innegabili e, sebbene il modo in cui i Clippers segnano i propri punti è simile a quello della scorsa stagione, l’attacco losangelino è molto più fluido di quanto messo in mostra nella scorsa annata.
I Clippers sono probabilmente il miglior jump shooting team di sempre, segnando il 41.6% delle proprie triple e prendendone un buon numero (quasi 35 a gara): parte del merito è dovuto alla qualità dei singoli, ma molto deriva anche da come i Clippers costruiscono i propri tiri. La circolazione di palla, già buona, è migliorata con l’aggiunta di Rondo e genera tiri aperti su tiri aperti.
Dall’altro lato del campo, l’infortunio di Ibaka e il conseguente inserimento nel quintetto titolare di Zubac sembra aver migliorato la comunicazione, favorendo rotazioni più precise in risposta alle mosse degli avversari, unico tallone d’Achille che si possa trovare in una difesa guidata da Kawhi Leonard e Paul George: dal primo di marzo, i Clippers hanno il terzo miglior Offensive Rating ed il quinto miglior Defensive Rating della lega.
La mano di Lue sembra vedersi anche tra le sacre mura dello spogliatoio: dopo l’epurazione delle “mele marce” Harrell e Williams e l’acquisizione di Rondo, che rende meno indispensabile la presenza di Pat Beverley, i Clippers sembrano aver trovato un’unità di intenti che mai avevano avuto nella passata stagione.
Due i punti domanda legati al campo: il primo, la scarsa propensione all’andare in lunetta (terz’ultimi nella lega per tiri liberi presi a partita, 19.4 a partita); il secondo, il cammino ad Ovest si preannuncia complicato per chiunque volesse uscire vincitore, ed i Clippers dovranno affrontare non una, non due, bensì tre serie complicate in fila ancor prima di giocare le Finals.
Poche squadre hanno una seconda stella così forte, eppure così debole fisicamente e mentalmente come Paul George: la sua presenza, sia di corpo che di spirito, sarà necessaria da metà maggio a metà luglio se i Clippers vogliono arrivare fino in fondo.
3) Los Angeles Lakers
Record: 42-30
Net Rating: +2.9
Probabilità di raggiungere le Finals: 35%
Probabilità di vincere l’Anello: 20%
Infortuni, facce scontente, voci che sembrano uscire incontrollate dallo spogliatoio…aggiungete voi quello che più vi aggrada. Nonostante tutto questo, i Lakers al completo sono con buona probabilità la migliore squadra della lega. Senza ombra di dubbio sono la migliore difesa della lega: basti pensare che dal 21 marzo in poi, cioè dall’infortunio di LeBron James, nonostante un record di 12 vinte e 16 perse, i Lakers hanno avuto il quarto Defensive Rating fra le trenta franchigie.
Come i playoff dimostrano ogni anno, l’efficacia di un attacco può fluttuare di gara in gara, mentre la difesa è per sua natura più affidabile e meno volatile. Soprattutto, la difesa non si può improvvisare, richiede tempo per essere consolidata, mentre LeBron James più altri quattro esseri umani formano, anche mentre il fenomeno da Akron dorme, uno degli attacchi più affidabili in chiave playoff della lega.
Vogel ha dimostrato di non farsi troppi problemi a cambiare di molto le rotazioni da una serie all’altra, e quindi non credo avrà troppi problemi a relegare Drummond in fondo alla panchina qualora ce ne sia il bisogno. La ricetta è simile a quella della scorsa stagione: rotazione profonda, con qualche punto inamovibile (LeBron, AD, KCP, Schroeder) e tanti altri comprimari tra cui, ogni sera, Vogel potrà scegliere i migliori tre/quattro alla bisogna (Harrell, Gasol, Drummond, Kuzma, Morris, Horton-Tucker, Caruso, McLemore, Matthews).
Rispetto alla scorsa stagione però il cammino di LeBron e compagni sarà più difficile. Le tre serie da affrontare sono più complicate rispetto alla passata stagione, e probabilmente nessuno negli ultimi vent’anni ha mai vinto un campionato sconfiggendo tre avversari come quelli che affronteranno i Lakers prima di arrivare alle Finals.
Soprattutto, cosa più complicata, i gialloviola dovranno andare da zero a cento nel giro di nulla: se è vero che le migliori squadre hanno un interruttore da accendere e spegnere, è altrettanto vero che bastano un paio di gare in cui la ruggine si faccia sentire di più per compromettere irrimediabilmente il cammino verso l’anello.
4) Milwaukee Bucks
Record: 46-26
Net Rating: +5.8
Probabilità di raggiungere le Finals: 25%
Probabilità di vincere l’Anello: 10%
Nessuna squadra rappresenta meglio dei Bucks la dicotomia tra Regular Season e playoff. Nelle due passate stagioni, i Bucks sono stati un rullo compressore da ottobre ad aprile, salvo poi mettere in mostra tutti i loro limiti nella postseason: la difesa drop, le spaziature non ottimali attorno ad una superstella che di spaziature ha bisogno come l’aria, la palla in mano a Giannis in situazioni in cui sarebbe stato meglio usarlo off ball.
Vero, la squadra ha zoppicato di più in questa annata, ma proprio perché ha cambiato e sperimentato al fine di far diventare tutte e tre queste cose spettri del passato (aspettiamo la conferma dei playoff sulla terza): i Bucks, puntellati dall’acquisizione di PJ Tucker prima della trade deadline, sono ormai quantomeno oliati nell’accettare la maggior parte dei cambi e sanno chiudere una partita senza avere necessariamente Brook Lopez in campo.
Oltre ad essere una squadra che tira molto da 3, ora i Bucks sono anche la seconda più precisa della lega nel farlo (l’aver sostituito Bledsoe con Holiday, i miglioramenti di DiVincenzo e l’annata magica al tiro di Portis hanno senza dubbio aiutato); e per finire, con Holiday i Bucks hanno acquisito una terza opzione affidabile palla in mano, sia sul pick&roll che nell’esecuzione di altri giochi. Tolti i Nets, nessun’altra squadra può vantare un “terzo” a roster come quello dei Bucks, a voi la scelta se questi sia Middleton o Holiday.
Probabilmente sono anche la squadra con le gerarchie meglio definite ad Est, con quattro giocatori che chiuderanno sempre le partite (Donte si unisce alle tre stelle) ed un quinto che verrà scelto tra Lopez e Tucker in base all’avversario di turno. Certo, l’aver giocato così tanto durante l’anno per scoprire la propria identità è valso loro, con ogni probabilità, un biglietto per i Nets alle semifinali di conference, ma forse se c’è una squadra ad Est che possa dare fastidio ai Nets, quelli sono proprio i Bucks.
5) Philadelphia 76ers
Record: 49-23
Net Rating: +5.5
Probabilità di raggiungere le Finals: 30%
Probabilità di vincere l’Anello: 10%
C’è ancora qualcosa che non mi piace di Philadelphia in ottica playoff. Il loro attacco a metà campo mi sembra spesso stagnante, prevedibile. Dopo una prima parte di stagione in cui Simmons sembrava aver accettato con entusiasmo il ruolo di comprimario offensivo, di quello che a metà campo fa il lavoro sporco portando blocchi, tagliando per creare spazi e raramente ha la palla in mano, qualcosa sembra essere cambiato con l’infortunio di Embiid.
Quasi come se fosse stato affascinato dal potere dell’anello di Tolkien dopo averlo nuovamente indossato, Simmons sembra essere tornato a voler di più palla in mano, sebbene sia il quinto Sixers dal mese di aprile per tiri dal campo e punti. Quello che mi spaventa è la scarsa aggressività di Simmons quando ha la sfera stessa: probabilmente spaventato dall’idea di andare in lunetta (da marzo in qua tira i liberi col, gulp, 54%), Simmons sta attaccando il ferro con meno convinzione di quanto non facesse ad inizio anno.
Per quanto i 76ers abbiano diverse opzioni tra i portatori di palla (Curry sarà verosimilmente il quinto della closing lineup, insieme a Simmons, Embiid, Harris e Green, ed è probabilmente una migliore opzione palla in mano a difesa schierata di Simmons stesso), Simmons è per distacco quello che tiene di più la palla in mano della squadra, poco meno di 6 minuti a partita, ed il secondo è Shake Milton a 3.5, che probabilmente non figurerà nella closing lineup.
Ho pochi dubbi sul fatto che i 76ers possano avere la migliore difesa ad Est e, qualora i Lakers dovessero uscire di scena prima di loro, dell’intero parco contender. Quel che mi lascia perplesso è il loro attacco a metà campo, dove sono dipendenti al 100% da un giocatore che, per quanto dominante e fresco della migliore stagione della sua carriera, non è mai riuscito a rimanere sano per due turni di playoff consecutivi.
Altro punto da tenere d’occhio dal secondo turno in poi: Doc Rivers è stato quantomeno inadeguato tatticamente ai playoff per quasi tutta la sua esperienza ai Clippers, vediamo se saprà riscattarsi.
6) Utah Jazz
Record: 52-20
Net Rating: +9.0
Probabilità di raggiungere le Finals: 14%
Probabilità di vincere l’Anello: 10%
I Jazz vengono da una delle stagioni più dominanti a memoria d’uomo, eppure sono al sesto posto del mio (opinabilissimo) power ranking. Le ragioni sono sempre quelle: difesa perimetrale rivedibile, soprattutto sulle guardie; assenza di uno scorer in grado di crearsi sempre e comunque il proprio tiro e convertirlo con buone percentuali (Mitchell può aiutare nel primo campo, non nel secondo); forte preferenza, mettiamola così, nel giocare drop in difesa, strategia che in passato è stata pietra tombale sopra diverse rincorse al titolo.
Allo stesso tempo, è sbagliato pensare che i Jazz siano la stessa squadra dell’anno scorso e abbiano fatto quel che hanno fatto solo perché sono stati risparmiati in buona misura dagli infortuni in una stagione in cui molte squadre ne hanno sofferto e perché erano già un gruppo ben amalgamato.
L’aggiunta di un ritrovato Conley ha aggiunto imprevedibilità e creazione dal palleggio ad una squadra che ne aveva estrema necessità, Mitchell è migliorato ulteriormente nelle triple dal palleggio ed è più attivo lontano dalla palla rispetto agli anni scorsi, Bogdanović quest’anno sarà presente ai playoff e viene da una buona annata.
L’essere diventati una squadra più rispettabile dal palleggio, la gravity di Gobert nel pick&roll (aspetto più sottovalutato del suo gioco) e il fatto di avere almeno tre giocatori con buone doti di passatore sempre in campo ha fatto sì che la circolazione di palla fosse quasi perfetta per buona parte della stagione.
Certo, rimangono i dubbi citati sopra ed anche una rotazione che, ai livelli più alti, potrebbe finire per essere risicata (dopo i primi sette, il salto di qualità è abbastanza evidente) e che potrebbe esporre il fianco al primo infortunio, fattore che pesò molto nella delusione della scorsa stagione. Ma buona parte del successo dell’attacco Jazz, il secondo della lega, e perché no, anche della difesa, la quarta migliore, è replicabile anche ai playoff: non partono in prima fila tra le contender, ma sarebbe offensivo non ritenerli tale.
7) Phoenix Suns
Record: 51-21
Net Rating: +5.9
Probabilità di raggiungere le Finals: 7%
Probabilità di vincere l’Anello: 4%
Al contrario dei Jazz, il gioco dei Suns sembra cucito su misura per i playoff: attacco che cambia di gara in gara e prende quello che gli avversari lasciano, sia esso il midrange, il ferro o il perimetro, difesa che con l’andare delle gare è diventata sempre più a suo agio nel cambiare schemi a partita in corso, presenza a roster di uno scorer in grado di “segnare i tiri difficili” (e qualcuno potrebbe argomentare che ce ne siano addirittura due).
Perché allora i Suns sono sotto ai Jazz, anello di congiunzione tra le contender e le non contender? Principalmente, per la scarsa esperienza ai playoff. Dei primi nove della rotazione, solo CP3, Crowder, Craig e Sarić hanno assaggiato la fisicità della postseason, e la verità è che nessuna squadra senza un’esperienza diffusa di basket di maggio e giugno è stata in grado di fare molta strada ai playoff negli ultimi vent’anni.
Possono la leadership di Paul, l’adattabilità della squadra e la profondità di quello che è probabilmente il miglior roster della lega dal terzo all’ottavo uomo sopperire a questa mancanza e al non avere a roster un top5 della lega? Tendo a credere di no, senza contare che i Suns sono estremamente dipendenti, soprattutto in fase difensiva, dalle lune del loro unico centro di ruolo a roster, DeAndre Ayton, che è incidentalmente uno dei giocatori più incostanti tra il parco contender quando si tratta di presentarsi in campo col giusto atteggiamento.
Oltre a ciò, rimango dubbioso sull’effettiva presenza di una marcia da scalare oltre quanto già fatto vedere (Chris Paul che prende più tiri? Booker che diventa supersayan per due mesi? Possibile) e in attesa di capire se Coach Monty avrà quel che serve arrivata la postseason.
8) Dallas Mavericks
Record: 42-30
Net Rating: +2.3
Probabilità di raggiungere le Finals: 2%
Probabilità di vincere l’Anello: <1%
Credo che la seconda parte di stagione dei Dallas Mavericks sia passata troppo sotto traccia. Il ciclo annuale dell’attenzione mediatica nei confronti della lega prevede che le impressioni della prima parte di stagione rimangano cristallizzate nella mente di tifosi ed addetti ai lavori a discapito di cambi repentini che avvengono nella seconda parte dell’annata.
Ritengo la cosa assolutamente naturale e credo che, nella maggior parte delle annate, le prime 40/45 gare dell’anno diano informazioni più accurate rispetto alle rimanenti. Non penso però che lo stesso si possa dire per l’annata in corso, soprattutto per una squadra falcidiata nelle fasi iniziali da infortuni, protocolli COVID e con un roster rinnovato.
Non dovrebbe dunque sorprendere che i Mavs abbiano avuto un Net Rating pari a -0.3 prima della pausa per l’All-Star Game, per poi migliorarlo fino al +5.3 della restante parte della stagione (sesti nella lega). Non credo che i Mavs abbiano messo in mostra eccellenza sostenuta nel tempo come hanno fatto anche solo i Suns che siedono al settimo posto, ma credo che siano stati messi nel cassetto troppo velocemente.
I primi sette della rotazione Mavs sono una versione, al momento, sana della squadra che lo scorso anno ha messo in seria difficoltà i Clippers, con un Curry in meno ed un Josh Richardson in più. Le superstelle come Luka Dončić solitamente non vengono eliminate al primo turno per molti anni di fila, anzi. Porziņģis è nel migliore stato di forma degli ultimi anni e nell’ultimo mese è sembrato la versione di se stesso più mobile sul perimetro dai tempi di New York. Ogni notte, uno tra Powell, il nostro Nik Melli, Cauley-Stein e Burke può essere l’ottavo per completare la rotazione.
Senza contare poi il fattore Carlisle, in grado ogni anno di sorprendere l’avversario di turno con qualche diavoleria delle sue. Mettiamola così: levate le prime quattro, i Dallas Mavericks sono la prima squadra che nessuno vorrebbe vedere al primo turno ad Ovest.
9) Miami Heat
Record: 40-32
Net Rating: -0.1
Probabilità di raggiungere le Finals: 2%
Probabilità di vincere l’Anello: <1%
Vero, gli Heat hanno fatto fatica per tutta la stagione a generare buoni tiri. Vero, Dragić, per distacco il loro terzo miglior giocatore nella epica corsa verso le Finals della bolla, sembra essere in uno stato di forma ben lontano da quello scintillante dello scorso finale di stagione. Vero, la rotazione è più corta rispetto allo scorso anno (anche a causa dell’esperimento Oladipo, per ora miseramente fallito, anche se è presto per dare giudizi sulla trade).
Eppure, gli Heat hanno un nucleo di 6-7 giocatori che sanno molto bene quali siano le loro forze e le loro debolezze: per citare un numero, la 4-man lineup composta da Butler, Bam, Robinson e Herro ha battuto gli avversari di 12.3 punti per 100 possessi; levando Herro e mettendo Ariza, il numero scende di poco (+11).
Gli Heat hanno la settima difesa della lega, che diventa élite nel momento in cui Butler ed Adebayo toccano il parquet nello stesso momento, ed un attacco estremamente dipendente dalla giornata dei loro due playmaker secondari, Dragić ed Herro, ma che può diventare temibile qualora uno dei due abbia la mano calda dal palleggio.
Rispetto alla scorsa annata, l’assenza di Crowder si farà sentire, anche se Ariza sembra essere in grado di assorbire, almeno in parte, l’impatto. In maniera minore, peserà anche l’assenza di Olynyk: i minuti senza Bam in campo rimangono per me un grosso punto di domanda entrando nella postseason. Però, per quanto il gap in termini di talento sembra evidente rispetto alle prime tre della classe, va ricordato anche che altrettanto sostanziale sembra essere la differenza di qualità nel “manico”: alzi la mano chi prenderebbe uno tra Nash, Bud e Doc davanti a Spoelstra per allenare una squadra ai playoff.
Ripetere l’impresa della scorsa stagione sembra essere oggettivamente impossibile, ma essere la quarta incomoda è ampiamente nelle corse di Jimmy e soci.
10) Denver Nuggets
Record: 47-25
Net Rating: +4.8
Probabilità di raggiungere le Finals: 1%
Probabilità di vincere l’Anello: <1%
Vi svelo un piccolo segreto: si sono viste poche gare con il quintetto dei Nuggets al completo dopo la trade deadline, ma ero circa a due/tre gare dal metterli al primo posto ad Ovest. Può sembrare un’esagerazione, ma credo che, con l’aggiunta di Gordon, Denver avesse il quintetto più complementare della lega; non necessariamente il più talentuoso, ma quello in cui il tutto era maggiore rispetto la somma delle parti in misura più larga.
Senza Murray, i Nuggets hanno semplicemente una rotazione troppo corta e mancano dello star power per sperare di impensierire le contender al titolo: quel che Murray portava alla causa e che nessuno a roster può rimpiazzare era spacing dinamico e movimento off ball senza soluzione di continuità. Eppure Denver potrebbe entrare nella maggior parte delle serie con la consapevolezza di avere il miglior giocatore in campo, e la crescita esponenziale di Michael Porter Jr metterà in parte una pezza alla mancanza di Murray.
I minuti di Murray verranno rimpiazzati in parte da Campazzo e Dozier, che sono lontani anni luce dal canadese per apporto offensivo, ma danno alla franchigia del Colorado un’identità “rognosa”, una difesa on ball più tenace e meno spazi per operare alle guardie avversarie.
Gordon rimane uno dei migliori difensori sui megacreator dell’intera lega. Qualora i Nuggets riuscissero a costruire una forte identità difensiva sul perimetro (ottavi per Defensive Rating dal primo di aprile), questa, unita alla presenza di uno degli attaccanti più completi dell’intera lega, potrebbe essere sufficiente per creare grattacapi ai loro avversari.
L’infortunio di Murray potrebbe essere il singolo what if più importante della stagione (di certo lo è sino a qui), ma non impedirà ai Nuggets di dare battaglia letteralmente a chiunque gli si pari davanti.
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